Questa è la storia di due amici, un postino, molte lettere e la lampada Osram. Certo, per chi non ha intorno ai cinquant’anni la storia ha bisogno di una premessa. Eravamo alla fine degli anni settanta e precisamente nel 1975 quando uscì l’album “Sabato pomeriggio” di Claudio Baglioni dove c’era la canzone “lampada Osram”. I due amici non sapevano in realtà a cosa si riferisse il cantautore: la lampada si trovava davanti alla stazione Termini dove una ragazza aspettava con ansia il fidanzatino. Un incontro che non ci fu perché il ragazzino non si presentò all’appuntamento. La lampada Osram è stata famosissima per i romani: fu installata in occasione delle Olimpiadi del 1960 ed era un lampione enorme al centro di Piazza dei Cinquecento, davanti alla stazione Termini. Era facile individuarla e divenne, da subito, un luogo di appuntamento. Così i protagonisti di quella canzone si erano dati appuntamento alla lampada Osram come moltissimi romani a quei tempi. Ma e i due amici che c’entrano? La premessa serviva per far capire il contesto in cui questa strana storia si è mossa. Loro, i due amici, non erano di Roma: uno viveva in Sardegna e l’altro a Napoli. Si ritrovavano in Sardegna durante le vacanze estive e tra le altre cose ascoltavano molta musica. I due adolescenti – come era normale a quei tempi – si innamorarono di quella triste canzone dove il mancato incontro ricordava ad entrambi gli appuntamenti mancati da parte di ragazze che avevano invitato e non si erano mai presentate al loro fatidico appuntamento. Decisero, quindi, di chiamare il fallimento o, comunque la loro solitudine tipicamente adolescenziale “lampada osram”. Decisero, inoltre, che tutto potesse accadere nella fatidica via Boncompagni dove nessuno dei due abitava ma era la via che nella canzone citano dei brutti ceffi alla ragazza in attesa: “Via Boncompagni, per favore sa dov’è?”
E il postino? Beh, non c’era internet, non c’erano le mail e i postini godevano di ottima salute, i due amici si scrivevano e il mittente di entrambi era “lampada Osram, via Boncompagni” aggiungendo il disegno di una lampadina vicino all’indirizzo.
Il postino napoletano un giorno chiese al ragazzo partenopeo: “Ma chi diavolo è sta guagliona che si chiama lampada Osram?” Chiaramente era difficile rispondere ma il ragazzo disse soltanto: “Vedrete Don Antò che prima o poi cambia nome, cognome ed indirizzo”. Infatti quando uno dei due si fidanzava o comunque uno di essi aveva una storia tra le dita la lampada Osram spariva dalla busta e compariva una piccola bomba con tanto di miccia pronta ad esplodere. Il postino napoletano rischiò l’infarto pensando fossero lettere minatorie o addirittura “terroristiche” ma il ragazzo subito lo rassicurava: “Don Antò non vi preoccupate che l’amico mio prima o poi ritorna alla lampada Osram. Passarono gli anni e arrivarono i cellulari, i messaggini, facebook e quant’altro.
I due amici divennero adulti e non si scrissero più quelle strane lettere tra bombe e lampade Osram. Un giorno, quello che fu il ragazzo sardo, passava per lavoro vicino a Via Quintino Sella, a Roma e si fermò all’incrocio rimanendo quasi senza parole. Sul palazzo davanti c’era scritto “Via Boncompagni”. Poteva fare un selfie, poteva telefonare all’amico napoletano, poteva sorridere.
Entrò nel bar sotto la scritta, ordinò un caffè, si sedette, prese un foglio e disegnò una bella lampada scrivendoci: lampada Osram, via Boncompagni e lo porse alla cassiera. “Scusi, che ci devo fare?” Chiese la ragazza. “Nulla, è tutta la vita che ho scritto via Boncompagni sulle lettere e non mi ero mai preso la briga di verificare che fosse una via reale. Sa, credevo che Claudio Baglioni, nella canzone lampada Osram, questa via se la fosse inventata”. La ragazza lo guardò strano e allora l’uomo subito aggiunse: “Conosce Claudio Baglioni?”
“E’ uno che abita da queste parti?” Rispose la ragazza.
“No. Non credo e non ha molta importanza. Sono cose passate, come la lampada Osram che non c’è più in piazza dei Cinquecento, tanto ormai voi vi incontrare su Facebook”.
Pagò e lascio la ragazza al suo sguardo interrogativo, il bar, via Boncompagni e Roma. Ma io che c’entro in questa storia? Beh, provate a chiedere al postino di Napoli da dove arrivavano quelle lettere di lampada Osram. Anche se il mittente era di fantasia il timbro postale era una prova.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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