Ho trovato un mio vecchio diario di scuola dove, tra le altre cose, c’era una speciale classifica di canzoni assolutamente vitali per la mia esistenza. Lo scrivevo nel 1978 e quindi, vi prego, abbiate la dolcezza di porgere lo sguardo in maniera clemente su quello che sto per dirvi perché anche io non dico che rinnego quella strana classifica, ma la storicizzo a quei tempi. Al primo posto c’era la locomotiva di Francesco Guccini e, seppure siano passati 40 anni la ritengo una canzone fondamentale della mia adolescenza e della mia formazione. Seguiva Blowing in the wind di Bob Dylan e, a dire il vero, oggi non la infilerei tra le prime dieci. Poi Rimmel di De Gregori, Compagno di scuola di Venditti, Madame di Renato Zero (ammetto che mi piace ancora adesso), quelli che… di Jannacci, scritta con il grandissimo Beppe Viola (merita il posto) e, udite udite: Bella da morire degli Homo sapiens. In un primo momento mi sono molto vergognato di questa strana classifica (c’era anche Luci a San Siro di Vecchioni e Child in time dei Deep Purple che continuo ad amare) però mi ha costretto a ricordare quella scelta e subito sono ritornato a quell’estate del 1978, quando mi innamorai perdutamente di Patrizia, probabilmente non bella come i canoni dell’epoca richiedevano ma, di fatto, mi fece morire. Era veneta ed era arrivata in vacanza ad Alghero perché aveva dei parenti, tra cui una sua cugina che conoscevo e fu lei a presentarci. Patrizia mi piacque subito e cominciammo a chiacchierare così come si faceva a quei tempi dove ci si parlava davvero, dal vivo e non si mandavano i messaggini. Gli dissi che lavoravo in radio, che amavo un tipo di musica e lei subito si adombrò. “E gli Homo Sapiens non li metti mai?” Risposi quasi imbarazzato che io, insomma, una radio di sinistra, la rivoluzione, ci si nota di più quando non la mettiamo, che sono cose difficili, quella musica nella mia trasmissione non passa. Epperò aveva un bel sorriso, begli occhi, bella presenza, bel portamento e, come per incanto, le farfalle cominciarono a girare nello stomaco.
Promisi che per una volta avrei fatto uno sforzo e che “Bella da morire” l’avrei fatta girare sul piatto Teac della radio e ci mettemmo d’accordo per il giorno: lo faccio domani. Chiaro che mi sarei sputtanato per tutta la vita, chiaro che non potevo fare una cosa del genere, chiaro che le farfalle sono stronze e non capiscono la rivoluzione e il sol dell’avvenire ma mettere gli Homo Sapiens sarebbe divenuta la mia Caporetto, l’inizio della fine: mi sarei imborghesito. Per fortuna c’era Gigi. Dopo la mia ora era lui a far girare musica pop e commerciale. Mi venne dunque una strana idea che raccontai velocemente a Gigi e lui approvò. Chiusi come sempre il mio programma e gli Homo sapiens non passarono per la mia linea Maginot, ma quando Gigi cominciò a parlare disse che aveva un ospite e che quell’ospite ero io. Erano cose da cretini e noi a quei tempi eravamo davvero cretini. Salutai e dissi subito che seppure mi ero appena congedato dal mio programma con un pezzo di Ivan Della Mea (cazzo, ecco perché non siamo mai andati da nessuna parte, noi) mi piaceva cominciare il programma di Gigi con un pezzo leggero, magari troppo commerciale e che non poteva essere inserito nella programmazione della mia ora. Insomma, per farla breve: passarono gli Homo Sapiens e io aggiunsi che la dedicavo a Patrizia, una turista molto carina e simpatica. Fu uno strano stratagemma che diede comunque i suoi frutti, farfalle comprese. Anche i comunisti avevano un cuore e nel 1978 “bella da morire” meritava un posto nella mia particolare Hit-parade. Ed oggi? Risentirla mi ha fatto sorridere e se non è proprio la canzone di una vita mi ha aiutato a ritornare dentro quegli anni cupi dove, comunque, c’erano spiragli di allegria e di dolce stupidità.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Ma in piazza d’Italia dove sorge il sole? (di Cosimo Filigheddu)
1 luglio 1960, mite condanna all’uccisore del figlio deficiente (di Francesco Giorgioni)
Temo le balle più dei cannoni (di Cosimo Filigheddu)
La musica che gira intorno all’Ucraina. (di Giampaolo Cassitta)
22 aprile 1945: nasce Demetrio Stratos: la voce dell’anima. (di Giampaolo Cassitta)
Ha vinto la musica (di Giampaolo Cassitta)
Sanremo non esiste (di Francesco Giorgioni)
Elisa o il duo Mamhood &Blanco? (di Giampaolo Cassitta)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Morto per un infarto Gianni Olandi, storico corrispondente da Alghero della Nuova Sardegna (di Gibi Puggioni)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 17.715 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design