L’altra mattina, mentre riempivo la valigia appoggiata sul letto di una camera d’albergo, ho buttato distrattamente l’occhio sullo schermo della televisione accesa, accesa perché mi ero inavvertitamente seduto sul telecomando abbandonato tra le lenzuola.
Ero a Catania e in sovraimpressione ho letto il logo della Rai siciliana, ma il talk show in onda aveva tutta l’idea di essere trasmesso sul nazionale.Stavo per tornare alla mia valigia, quando un gesto della conduttrice mi ha impietrito, riempiendomi di un disgusto che riconosco sproporzionato rispetto all’entità del problema.
Dopo aver ceduto la parola ad uno degli invitati, l’agile e snella conduttrice ha portato la mano sulla scrivania e, tenendo gli occhi fissi sulla telecamera, ha tirato su fino alla bocca una tazza di ceramica, dalla quale ha bevuto una generosa sorsata di non so quale infuso: davanti a me, telespettatore stupito.
Io lo sapevo che prima o poi sarebbe accaduto, ma non ero pronto e m’illudevo di non vedere mai questa scena negli studi di una tv italiana.Provo a spiegarvi la mia delusione.
Io ho sempre considerato un cattivo gusto americano l’uso degli anchorman che bevono disinvoltamente le loro tisane durante le dirette televisive, attingendo l’infuso da vistose tazze grandi come barili.Ci trovo una forma di finzione irritante, una messinscena che serve a trasmettere all’ascoltatore l’idea di essere tra amici, in un ambiente informale e disimpegnato, dove magari tra una chiacchiera e l’altra si potrebbe sgranocchiare qualche patatina.
Non è il sorso d’acqua concesso al politico duranta una lunga tribuna elettorale, non è il lodevole bisogno di reidratare il fisico, ricordando una sana norma alimentare allo spettatore.No, è pura scenografia.
Però loro sono americani e magari hanno un tipo di sensibilità diversa e al conduttore munito di tazza si sono sicuramente abituati, senza farne una questione di linguaggio artefatto come invece sta riuscendo a quel vecchio rompicoglioni che sono.
Io mi auguravo che nessuno, in Italia, sarebbe scivolato sull’imitazione di questo cattivo gusto.Ma me lo auguravo, soprattutto, perché sapevo che nel momento in cui avessimo importato questo modello avremmo ceduto un altro pezzo della nostra sovranità, piegandoci alla tentazione di copiare tutto quel che l’America ci presenta come figo e giusto.
Io non ho nulla contro l’America, ma sono anche convinto che molta televisione americana abbia, per un conoscitore medio della comunicazione, lo stesso effetto lassativo delle tisane dei presentatori.Non è obbligatorio copiarla.Io non ce li avrei visti Mike Bongiorno o Enzo Tortora a sbavare su un boccale di succo di mirtillo durante una delle loro conduzioni.Un senso di rispetto verso il pubblico glielo avrebbe impedito e forse al loro mondo una simile trovata sarebbe apparsa cafona e fuori luogo.Ma oggi è un altro mondo e forse quello fuori posto sono io.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design