Avevano facce ieratiche e tono austero, il presidente Pigliaru e l’assessore Firinu, quando illustravano la meraviglia del loro progetto scuola, dei nuovi orizzonti didattici lanciati verso l’Europa, agli amministratori dei comuni ai quali annunciavano che le scuole gliele avrebbero chiuse. Modulavano le intonazioni della giaculatoria sull’interesse supremo verso le popolazioni dell’interno, una curiosa mutilazione a fin di bene. Magnificavano l’alto disegno della super razza scolastica, quella che avrebbe dovuto competere con i giganti del sapere europei. Altisonanti teorie di modernizzazione didattica, di potenziamento culturale delle future generazioni, degli irrinunciabili obiettivi della Sardegna lanciata verso il futuro. All’inizio erano 26 comuni condannati al taglio scolastico, piccoli centri della trincea sociale nella lotta di sopravvivenza. Comunità aggrappate alle loro scuole come ultima frontiera contro l’avanzare del deserto economico e demografico. Ma loro, i soloni di viale Trento, mostravano di sapere meglio e più degli interessati ciò di cui avevano bisogno, cos’era bene per quelle comunità e occorreva farlo subito, nessuna proroga.
Quel treno bisognava prenderlo senza esitazione. Poi, tutte quelle ampollose teorie sulla “buonascuola” si sono sfarinate. Non era il treno lanciato verso le nuove terre del sapere, ma quello per Yuma.
Quei buoni propositi non erano più né inderogabili, né urgenti e da 26 scuole condannate a morte, ne salvarono 23. Incuranti del ridicolo ne immolarono tre sull’altare dei principi incrollabili, del bene imposto a dispetto dei tempi organizzativi e di ogni ragionevolezza. Parole auliche per camuffare i tagli finanziari alla scuola pubblica, come Roma comanda, e scaricati sui più deboli politicamente e orfani di padrini a corte. Costi e disagi a danno di comunità già penalizzate da politiche di seconda mano. Comunità condannate all’oblio, salvo tornate elettorali.
Così, quelle meravigliose teorie pedagogiche, si sono ridotte a tre sigilli scolastici nei comuni al disotto dei mille abitanti e buonanotte al secchio. Sarà reso operativo un servizio di pullman, per i quali è gia operativo il contratto da cui non possiamo recedere, dissero, era giugno, i fenomeni di viale Trento agli increduli amministratori.
Accade invece, come nella più classica delle fregature, che quegli autobus non ci sono e che per il trasporto degli alunni, comunicano emissari della Regione, ci devono pensare i rispettivi comuni, i quali dovranno pure anticipare le spese, sottraendo misere risorse ad altri bisogni primari. Fino a dicembre gli venne detto, poi da gennaio avrebbe provveduto la Regione. Anzi, no. Ulteriore rettifica: i comuni dovranno farsi carico del sevizio fino a giugno, ma quei costi non sarà possibile rimbosarli. Almeno per il momento no ci sono le coperture, hanno riferito quelli della RAS agli amministratori, convocati stavolta alla spicciolata, forse per non rischiare di veder volare le suppellettili e anche loro. Gli hanno rifilato una patacca senza possibilità di recesso. Improvvisazione e inganno. Politica che ruggisce ai sardi, mentre, genuflessa, porta in sacrificio le nostre terga all’altare di Roma.
(di Giovannimaria Mimmia Fresu)
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