Il prezzo più grande che stiamo pagando per la comodità degli smartphone è l”atrofizzazione della memoria. Sapevo centinaia di numeri di telefono e mi ricordo a malapena il mio. Solo di uno. Per l’altro, devo guardare nella rubrica. Il decadimento è così forte che non ricordo istantaneamente, come prima, nomi di persone, luoghi, cose importanti. Sarà anche la naturale senescenza, ma il principale imputato è Google. Anzichè lo sforzo dell’esercizio, come per i muscoli sani, preferiamo la facile discesa dell’abbandono. Come una droga. Per noi vecchi il danno è modesto. Penso a cosa sarà alla lunga per chi è nato con questi oggetti infernali in mano. Già drogati, prima ancora che sappiano camminare. Di quelli appena più grandi ci innorridisce che facciano fatica a scrivere una frase corretta sulla carta, anche incoerente ma con parole esistenti. E certo. Trovalo tu il t9 nella penna. La colpa la buttiamo sugli insegnanti. E invece è nostra che ci divertiamo a vedere quanto è bravo il nipotino che si piscia ancora addosso a familiarizzare col touch screen. Sta nascendo una memoria senza il cervello. La dipendenza dall’eroina in confronto è un’innocua abitudine.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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