Ci sono tante ragioni per credere che Ekaterinburg sia un luogo più che degno per ospitare questo Italia-Messico, ultimo turno del girone di qualificazione che dovrà dirci se la nostra nazionale meriterà l’accesso agli ottavi di finale. Come sapete, nei giorni scorsi ha tenuto banco la polemica via social tra il ministro dell’Interno italiano e il presidente messicano Enrique Penã Nieto, fortemente irritato da un tweet del titolare del Viminale. Un tweet che spronava i calciatori italiani a conquistare la vittoria, invitandoli ad alzare un nuovo muro davanti alla loro porta per respingere l’assalto atzeco. Riferimento solare alle politiche di chiusura delle frontiere americane voluta da Donald Trump, ma espresso con un tono canzonatorio risultato sgradito alle autorità messicane. Ekaterinburg è luogo di passaggio e di cambiamento. Da qui, nella regione degli Urali distante oltre mille chilometri da Mosca, passa la Transiberiana. La gente si sposta tra ovest e est del mondo, come si sposta tra sud e nord in Messico e Italia, frontiere a loro volta tra America latina e Stati Uniti e tra Africa e Europa. E qui, un secolo fa, vennero assassinati gli ultimi discendenti della famiglia degli Zar, pochi mesi dopo la Rivoluzione d’ottobre, a suggellare nel sangue l’inizio di un nuovo tempo.
Dobbiamo vincere, per poter andare avanti nel mondiale. Dopo la disfatta con la Corea e l’epica vittoria contro la Germania, bisognerà schiantare i messicani per essere certi di passare il turno. Bearzot non rinuncia ai suoi principi, ma potremmo dire anche al suo principe: scontata la squalifica, Balotelli torna in squadra, affiancando in attacco l’insostituibile Gigi Riva. Mentre vi parlo, un cartellone appena esposto dai tifosi azzurri – se ne contano circa tremila, qui a Ekaterinburg – sembra prendere le difese del commissario tecnico. Eccone il testo: “Tutta colpa di Bearzot? E allora il Piddì?” Torniamo alla formazione. In difesa, Buffon sarà protetto da una difesa a quattro che avrà Maldini e Facchetti per esterni e Gentile e Cannavaro al centro: che il paragone del ministro sia stato infelice o no, questo un muro lo sembra sul serio. A centrocampo, il fosforo e le intuizioni di Pirlo e Zola saranno assecondati dalla corsa e dai dribbling di Marco Tardelli e Bruno Conti.
I messicani si presentano più o meno con la stessa formazione già schierata nelle due precedenti partite, anche se spicca al centro della difesa il veterano Marquez, 39 enne dal glorioso passato europeo. In avanti, la finalizzazione sarà affidata a Layun e all’asso Chicharito Hernandez, sostenuti da Carlos Vela alle loro spalle.
Ecco, partiti, la prima palla la gioca il Messico.
8′ Contropiede de Messico. Palla da Herrera a Chicharito, scattato sul filo del fuorigioco. Miracoloso recupero in scivolata di Paolo Maldini, che ruba la palla al centravanti del West Ham un millesimo prima della conclusione a botta sicura.
15′ Marquez si vede sfuggire Bruno Conti, in una delle sue classiche azioni partite dall’out di destra per concludersi con una conversione al centro: l’anziano difensore stende il tornante della Roma con uno sgambetto, un passo prima dell’area dei diciotto metri. Calcio di punizione e giallo per Marquez. Chi la batterà tra Zola, Pirlo, Balotelli e Conti, tutti ottimi tiratori?
16′ GOOOOOOOL, HA SEGNATO ZOLAAAAAAAA Alla fine è stato proprio il fantasista di Oliena a calciare. Parabola dolcissima sopra la barriera, ma appena appena sotto la traversa dell’immobile Ochoa.
23′ Il Messico si è insediato nella nostra metà campo, ma la fitta rete di passaggi produce sono una iniziativa sterile che non crea troppi grattacapi alla nostra retroguardia. Tiro dalla distanza di Vela, Buffon blocca senza correre rischi.
31′. Palo di Balotelli. Il centravanti della nazionale anticipa tutti su un corner battuto da Pirlo, ma il colpo di testa si stampa sul legno alla destra di Ochoa.
34′ Tweet del ministro dell’Interno: “Il muro regge!”. Stavolta i commenti di riprovazione superano gli applausi: è la proverbiale scaramanzia del tifoso a prevalere sulla popolarità del politico, acclamato anche quando viene immortalato con le dita nel naso. Il ministro viene invitato a tacere sino a fine partita. In una fulminea dichiarazione, l’ex segretario del Pd Renzi accusa il ministro di aver sottolineato la prova della difesa ma volutamente ignorato la prestazione dell’attacco, nobilitato dal gol di un sardo “terrone” e dalla generosità di un nero, italianissimo ma di origine africana.
40′ Ammonito Gentile per una trattenuta su Chicharito, che esce dalla zuffa con la maglia strappata.
Fine primo tempo. Non stiamo rischiando granché, ma i secondi quarantacinque minuti sono un’incognita. Mi segnalano un post Facebook di un Gruppo Indipendentista sardo che esprime rammarico per il gol di Zola, definito “figlio della Sardegna che ha prestato il proprio talento all’opera di propaganda colonizzatrice degli schiavisti”. L’opinionista Andrea Scanzi, in un post Facebook diviso in tre capitoli, rimarca come l’accorta strategia difensiva adottata sul campo dall’Italia dimostri la lungimiranza del ministro dell’Interno, che aveva previsto l’andamento tattico della partita.
Inizia il secondo tempo.
57′, Roberto Baggio rileva Gianfranco Zola, colpito duro in tackle da Guardado. Dovrebbe essere solo una contusione, comunque. Tweet del ministro dell’Interno, solo un istante dopo: “Aveva o no ragione Trump, quando diceva che i messicani sono pericolosi?”
72′. Percussione sulla corsia di destra di Facchetti e rasoterra insidiosissimo, su cui si avventa Balotelli. GOOOOOOOOOL, 2-0. Il centravanti corre impazzito verso la panchina, per stringere in un abbraccio dai mille significati Bearzot.
76′ Laura Boldrini pubblica una.foto che la ritrae assieme a Balotelli. La commenta così: “Qualcosa da dire sulle nostre risorse?”. Il numero di like supera quelli ottenuti dall’ultimo post su Instagram di una Diletta Leotta in topless.
93′ È FINITAAAAAAA, andiamo agli Ottavi di finale. Il nostro mondiale prosegue. Ma per effetto dei risultati del girone prosegue anche quello del Messico, mentre se ne torna inopinatamente a casa la Germania campione in carica. Su Facebook, il segretario del Pd Martina rilancia l’opzione di Balotelli segretario del partito, ma la vera notizia è che la sinistra non si divide. Mentre vi parlo, mi riferiscono che in Sardegna due cortei di tifosi festanti, uno partito da Cagliari e l’altro da Sassari, si è messo in marcia per incontrarsi ad Oliena, dove si celebrerà la grande prestazione di Gianfranco Zola, unico calciatore capace di unire i due capi dell’Isola.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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