Sedici anni precisi. Dal 18 giugno 2002 al 18 giugno 2018. Sedici anni spaccati per poter gustare una vendetta o, se preferite toni meno cruenti e più sportivi, una rivincita. L’Italia ritrova per l’esordio ai mondiali la Corea del sud, quella stessa squadra che la condannò ad una rocambolesca eliminazione dalla coppa di quell’anno, anche se la storia disse che quella sconfitta portava un nome diverso: il nome di Byron Moreno, arbitro sudamericano sul cui valore ha parlato il resto della sua stessa carriera. Moreno stasera siede in tribuna, ospite della delegazione coreana: lo abbiamo a pochi metri da noi, dalla postazione dalla quale stiamo per raccontarvi questo esordio degli azzurri. Se non è una prova, è certo un fortissimo indizio. Così il cold case sembra essere stato risolto una volta per tutte, ma a tempo e memoria collettiva ormai abbondantemente scadute. Forse è meglio così. Anche se non si dovrebbe mai dimenticare ciò che la storia ci ha tolto con l’inganno. Tra i volti noti, sugli spalti dello stadio Nizhny Novgorod, si riconosce anche quello dell’ex parlamentare italiano Antonio Razzi. Da noi interpellato al suo arrivo allo stadio, ha spiegato di voler volgere il suo impegno umanitario allo ristabilirsi di relazioni pacifiche tra le due Coree, una volta raggiunto il traguardo di una fattiva distensione dei rapporti tra Kim e Trump. Risultato diplomatico che Razzi attribuisce anche al suo ruolo di tramite tra Corea e Occidente. Già che in Corea c’era, Razzi ha poi deciso di assistere alla partita, interrompendo per novanta minuti il suo impegno per un mondo più sicuro. “Ora ge da vingere la partita contro questi musi gialli con ogni mezzo, gostituzionale o non gostituzionale”, ha commentato Razzi prima di accomodarsi nella sua poltroncina. Ma veniamo al gioco. Ai mondiali russi del 2018 l’Italia è arrivata, come sempre, dilaniata da feroci polemiche interne, solo in parte di natura sportiva. Campeggia sulle prime pagine di tutti i giornali la polemica scatenata dal ministro leghista, che ha espresso il suo forte dissenso verso il commissario tecnico Enzo Bearzot. Il capitano della squadra, fino a qualche giorno fa, era Giacinto Facchetti, come puntualmente registrato nella corrispondenza del collega Giampaolo Cassitta del 14 giugno. Senonché, con una decisione improvvisa e inattesa, il commissario tecnico ha deciso di affidare la fascia ad un calciatore di origine africana come Mario Balotelli. Secondo il ministro, si è trattato di un aperto e plateale segnale contro la linea politica governativa che, declinata sul piano sportivo, significa maggiore attenzione agli atleti purosangue di nascita e cultura italiana. Saggia politica, mi permetto di aggiungere, dato atto della ormai cronica crisi di talenti del nostro calcio e della necessità di valorizzare i vivai. Posizione peraltro approvata, sottoscritta e sposata dal Movimento cinquestelle, che ha aggiunto anche la federazione calcistica al novero dei poteri forti che tramano contro il Cambiamento. Il segretario del Partito democratico, da par suo, ha lanciato la proposta di candidare Balotelli alla segreteria del partito, annunciando di essere disposto a fare un passo indietro. La base ha reagito con entusiasmo, argomentando che Balotelli non potrà mai fare peggio dei predecessori. Questo gran parlare non ha scalfito le certezze di Bearzot, che ha tirato dritto per la sua strada. Mentre vi parliamo, l’intera rosa è scesa in campo per il riscaldamento e tutto lascia intendere che il centravanti nero partirà titolare e, di conseguenza, con la fascia marchiata dalla lettera C al braccio. Vi ricordiamo i nomi dei ventidue selezionati:
Gianluigi Buffon Dino Zoff Enrico Albertosi Claudio Gentile Antonio Cabrini Paolo Maldini Fabio Cannavaro Gaetano Scirea Franco Baresi Giacinto Facchetti Marco Tardelli Roberto Baggio Andrea Pirlo Bruno Conti Gianfranco Zola Francesco Totti Gianni Rivera Gigi Riva Paolo Rossi Mario Balotelli Roberto Boninsegna Christian Vieri
Si gioca, come sapete, nel nuovissimo stadio di Novgorod Nizhny, costruito in tempi record e grazie al lavoro di duemila operai. La città si trova a circa cinquecento chilometri a ovest da Mosca, nel distretto del Volga. E proprio in riva al maestoso fiume russo è nato l’impianto, modernissimo e confortevole, a riprova del grande progresso economico della Russia, sottolineato anche dal ministro dello Sport italiano, presente alla cerimonia di inaugurazione. Mi sia permesso un ultimo cenno alla delegazione italiana presente a Novgorod. A rendere molto nutrita la nostra rappresentanza tricolore è anche un gruppo di studio giunto da Benevento, capitanato dai sindaco Clemente Mastella. La missione di Mastella è presto spiegata. Fino alla caduta dell’Impero sovietico Novgorod si chiamava Gorky, essendo stata intitolata al grande scrittore e drammaturgo russo che qui era nato. Gorky, amico dei più grandi politici e intellettuali della Rivoluzione, conosceva bene l’Italia. Era stato in vacanza a Capri nel 1908, ospite di Lenin, poi vi tornò nel 1927, trascorrendo un periodo a Sorrento, quando ormai la sua salute era minata e su di lui incombeva la minaccia di Stalin. Secondo alcuni storici di fiducia di Mastella, Gorky sarebbe transitato in gran segreto anche da Benevento per studiare le tracce della presenza longobarda in città. Circostanza che l’amministrazione sannita intende approfondire per proporre, eventualmente, un gemellaggio a Novgorod. La missione durerà circa un mese ed ha trovato il sostegno incondizionato del governo, occasione utile per rafforzare gli ottimi rapporti che intercorrono tra Italia e Russia. Della delegazione partita da Benevento fanno parte vecchie glorie della politica campana come il settantanovenne Paolo Cirino Pomicino, l’ottantasettenne Gerardo Bianco, l’ottantaduenne Rosa Russo Iervolino, ma anche il critico d’arte Vittorio Sgarbi: ingaggiati non in quanto politici ma nelle loro vesti di storici, per scovare in questa città sul Volga le tracce del passaggio di Gorky a Benevento avvenuto novant’anni fa.
Sono intanto giunte nella nostra cabina le formazioni ufficiali.
L’Italia giocherà con Buffon, Gentile, Cabrini, Baresi, Scirea, Tardelli, Pirlo, Conti, Zola, Balotelli e Riva.
Non vi leggo la formazione coreana, essendo praticamente impronunciabili i nomi dei calciatori, peraltro quasi tutti sconosciuti al grande pubblico ad esclusione di Son, affermato centrocampista della formazione inglese del Tottenham. Ci sarebbero anche tre altri elementi che giovano in Europa, uno dei quali al Verona, ma passiamo oltre: mancano solo cinque minuti al fischio d’inizio.
Sono le 14 in punto e a Novgorod è partito il nostro mondiale: calcio d’inizio per la Corea, con un lungo e prevedibile lancio verso gli attaccanti respinto con decisione da Franco Baresi.
12′. l’Italia ha stabilmente preso possesso della metà campo coreana: Pirlo batte un corner – scusate, un calcio d’angolo – dalla sinistra, Balotelli si libera dei blocchi e inzucca a botta sicura, ma colpisce in pieno il portiere coreano: prima palla gol sciupata dalla Nazionale.
18′. Zola riceve palla nel cerchio del centrocampo e serve Riva, tenuto in gioco dalla linea difensiva coreana, schierata molto alta: il centravanti del Cagliari s’invola verso la porta ma viene agganciato da un difensore coreano, pochi passi prima dell’ingresso in area. L’arbitro fischia la punizione, ma incredibilmente non estrae nessun cartellino. Decisione cui fa seguito un acutissimo e stridulo urlo di disapprovazione di Rosa Russo Iervolino, udito da tutta la tribuna, che ha il merito di risvegliare Gerardo Bianco dal sonno profondo che lo aveva colto dal 6′ minuto di gioco. Il susseguente calcio di punizione, battuto da Pirlo, viene respinto dalla barriera. Gli azzurri stanno dominando la partita ma incocciano contro la resistenza coriacea della Corea: evidentemente la cultura calcistica è arrivata anche in queste terre lontane.
30′. Espulso Balotelli, l’Italia giocherà in dieci per un’ora. Il cartellino rosso è stato estratto dall’arbitro dopo una contestata azione nell’area di rigore coreana: il centravanti nero era partito in dribbling, superando un primo ostacolo di slancio, ma poi è stato affrontato da un certo Lee Yong. Nel contatto, Balotelli è finito a terra, reclamando subito il penalty – scusate, il calcio di rigore – ma ottenendo per tutta risposta un cartellino giallo per simulazione. La reazione veemente del capitano ha indotto l’arbitro a estrarre il secondo giallo. Ora tutto il peso dell’attacco cade sulle spalle, pur possenti, di Gigi Riva. A lui passa anche la fascia di capitano. L’impressione è che i poteri forti del calcio abbiano deciso di ostacolare la marcia della nostra nazionale.
34′. Mentre la Corea si appresta a calciare una punizione dal limite, giunge il primo tweet del ministro dell’Interno sull’espulsione di Balotelli. Ne produco il testo in tempo reale, così come è stato appena trasmesso sui monitor della sala stampa: “Io ve lo avevo detto che per indossare quella fascia occorrono umiltà e maturità, doti che certo non fanno difetto ai giovani italiani. Ma qualcuno non ha voluto ascoltarmi”.
35′. Piove sul bagnato: Corea del Sud in vantaggio. Il calcio di punizione di cui avevo scritto nell’aggiornamento precedente viene eseguito da Son, attaccante del Tottenham, che lo trasforma aggirando la barriera e lasciando immobile Buffon. Si accende un parapiglia in tribuna d’onore. Ci segnalano che il senatore Razzi è venuto alle mani con alcuni sostenitori coreani, rischiando di provocare un incidente diplomatico. Razzi contestava platealmente il calcio di punizione accordato alla Corea, intimando all’arbitro di “farsi li cazzi sua” e insinuando che la federazione coreana abbia agito senza rispettare pienamente i principi di lealtà e correttezza.
45′. Finisce il primo tempo, senza neppure un minuto di recupero. Altra inspiegabile decisione arbitrale.
In sala stampa giunge notizia di un sondaggio istantaneo aperto dal quotidiano “Libero”: il 97 per cento degli italiani chiede che Balotelli venga rispedito a casa e l’esonero di Bearzot a fine partita. Contemporaneamente, sull’edizione online de Il Fatto quotidiano, un pacato commento scritto d’impeto dall’opinionista Andrea Scanzi attribuisce a Renzi e al Partito democratico la responsabilità di questa figuraccia internazionale. Si registrano 36 mila like e 23 mila condivisioni. Terremoto nel Partito democratico. Il gruppo di minoranza chiede le dimissioni di Martina, che si era reso disponibile a lasciare la segreteria a Balotelli.
46′. Torniamo alla cronaca. Contromisure tecniche: Roberto Baggio ha sostituito Andrea Pirlo e affiancherà Riva sulla linea dell’attacco. Contromisure in tribuna: ciascuno dei componenti della delegazione di Mastella si è dotato di un cornetto rosso.
51′ GOOOOOL DI GIGI RIVAAAAAAAAA. Zola vede libero sulla destra Bruno Conti che pennella un cross – scusate, un traversone – perfetto per la testa del nostro centravanti, la cui deviazione viene respinta miracolosamente dal portiere coreano. La palla s’impenna cogliendo impreparata la difesa ma non l’attaccante del Cagliari: spettacolare sforbiciata e palla nel sacco. Siamo ancora vivi! In tribuna d’onore, l’esultanza incontenibile della nostra delegazione causa un tafferuglio in cui restano coinvolti Razzi, Gerardo Bianco e Byron Moreno. A riportare la calma, sedando il principio di rissa e inducendo tutti ad un atteggiamento più assennato e ragionevole, è Vittorio Sgarbi.
53′. In un post pubblicato subito dopo il gol di Riva sul suo profilo Facebook, Andrea Scanzi attribuisce il merito del pareggio dell’Italia al tweet scritto pochi minuti prima da Matteo Salvini. Secondo Scanzi, quel messaggio “ha richiamato i nostri giocatori ad un maggiore senso di responsabilità”.
58′. Nonostante l’entusiasmo del pareggio, soffriamo l’iniziativa della Corea e la nostra inferiorità numerica. Avvolto nella nuvola di fumo della sua pipa, Bearzot ordina l’ingresso in campo di Facchetti: prenderà il posto di Gianfranco Zola.
70′. Percussione centrale di Tardelli che attira su di sé tutta la difesa coreana. Prima che gli avversari lo aggrediscano, il cursore della Juventus cede la palla a Roberto Baggio, defilato sul vertice destro dell’area di rigore: rasoterra di prima intenzione e palla sul palo. Si avventa sulla sfera Riva, ma la sua battuta a colpo sicuro viene deviata sul fondo da un difensore coreano. Gli azzurri reclamano un fallo di mano, l’arbitro lascia correre e concede un semplice calcio d’angolo. Riva lascia il campo, lo sostituisce Christian Vieri.
88′. INCUBO! GOL DELLA COREA. A giustiziarci è Lee Seungwoo, nome che forse qualche italiano conoscerà perché si tratta di un giocatore dell’Hellas Verona, per quanto pochissimo utilizzato nel suo club. Bisogna riconoscere che il gol – scusate, la rete – è stata una perla tecnica: Lee è entrato in area dalla sinistra, ha mandato a vuoto Gentile con un doppio passo e ha trafitto Buffon con un tiro a giro finito nel sette più lontano.
92′. TRIPLICE FISCHIO, L’ITALIA ESORDISCE CON UNA SCONFITTA. Nessuna rivincita, la Corea ci punisce ancora. In tribuna d’onore Rosa Russo Iervolino piange a dirotto eSgarbi cerca di consolarla, mentre Razzi e Mastella si sono aggregati alla delegazione coreana e partecipano con grande trasporto ai loro festeggiamenti.
Intanto, in Italia sta esplodendo un caso sensazionale. Il sottosegretario agli interni Sibilia ha pubblicato un post sul suo profilo Facebook nel quale riferisce di un misterioso incontro del gruppo Bilderberg, durante il quale più voci avrebbero fatto presente l’assoluta necessità di penalizzare l’Italia ai mondiali con ogni mezzo possibile, per punirla della sua politica autonoma e troppo indipendente rispetto ai poteri forti sovranazionali. Sibilia porta come fonte la testimonianza di un suo cugino che lavora come facchino nell’albergo in cui i componenti del Bilderberg si sarebbero riuniti. In un nuovo tweet, il ministro degli Interni si limita a far notare che “Gigi Riva, fino a quel momento decisivo, è stato sostituito con un attaccante calcisticamente cresciuto in Australia”. Vieri, in effetti, ha iniziato la sua carriera in Australia. Proteste anche in Sardegna, dove i partiti indipendentisti hanno visto nella sostituzione di Gianfranco Zola l’ennesimo atto di prevaricazione attuato dalla politica centralista nei confronti dell’Isola. Il presidente Pigliaru è stato invitato a far sentire la sua voce a Roma dagli stessi alleati di governo.
In questo clima ci si avvia alla prossima partita, in programma per il 23 giugno. Ci attende, nientemeno, la Germania campione in carica, incarognita dalla sconfitta all’esordio con il Messico. Un clima così pesante da convincere il presidente della Repubblica Mattarella a rivolgere un’esortazione alla misura alle forze politiche, ricordando loro che in fondo si tratta solo di una competizione sportiva. “Parole irresponsabili e lontane dal sentire del popolo”, ha replicato Beppe Grillo in un videomessaggio, chiedendo la messa in stato d’accusa del Capo dello Stato. La linea torna a Sardegnablogger, amici ascoltatori.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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