Ho sempre mantenuto l’amore per le agende. Le ho trovate pratiche, belle, in grado di avvolgere gli appunti dell’anno e in grado di costituire il piccolo cassetto dei ricordi. Molte le ho conservate. Ne ho del 1978, del 1980, anni novanta e qualcuna del 2000. Man mano che il tempo scorre tra le vene della mia esistenza, l’agenda ha subito modifiche quasi impercettibili ma figlie della stratificazione dell’età. Quella del 1978 (rosso porpora) era legata alle mie vecchie trasmissioni radio (quando mi chiamavo Gikappa…. Dio…. Ne è passato del tempo) alla mia puntigliosa ossessione di appuntare tutto, anche la scaletta delle canzoni che ancora oggi fanno parte della mia personale scaletta sull’iPhone. Appuntamenti di cui non ricordo come fossero andati, altri invece hanno modificato le pieghe di quell’anno e degli anni successivi. C’è il ricordo del funerale di Berlinguer e la vittoria dei mondiali di Spagna (abbiamo vinto… anche se Cabrini ha sbagliato un calcio di rigore… ma è una bella leva calcistica….) ci sono appunti più frivoli (pagare assicurazione, dentista ore 18) e ci sono frasi, piccole, oggi si direbbero dei post, scritti solo per me. Questo mi ha fatto sorridere. Quel voler comunque provare a mettere parole – pensierini direbbe la mia maestra – e provare a dare un senso alle cose. Così, come rito annuale, anche oggi ho deposto l’agenda del 2017e accarezzato quella del 2018. Quella nuova ha la fodera rossa. Ho già appuntato il mio nome, la targa dell’auto, il codice fiscale, i numeri del cellulare (in quelle vecchie bastava solo il numero “fisso” che oggi non ho più) ho messo l’indirizzo e-mail e qualche password da ricordare (solo le iniziali, giusto per regalare strada ai possibili detrattori). Oggi, in questo paese tutti hanno un’agenda, oppure a nessuno piace farsi dettare l’agenda da altri. E’ un modo di dire. Non credo abbiano davvero cose piccole da scrivere in quell’agenda. O cose belle e futili. Per quello rimando alla vostra agenda. Non copiate l’agenda a nessuno e non scrivete mai frasi di altri. Vi accompagnerà per tutto l’anno e si logorerà con il tempo e con voi. E’ un pezzo di vita. La vostra agenda: piccola vena di emozioni capace di scorrere. Giorno per giorno, crogiuolo di parole della nostra forte esistenza.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Unisciti a 18.012 altri iscritti
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design