Fermiamoci un momento ancora a ragionare sui fatti di sangue di questa settimana. Pare che per i movimenti nazionalisti, adesso, il vero bersaglio sia la religione islamica, più che l’immigrazione in sé. Hanno dovuto per l’occasione correggere il tiro perché i tre assassini erano in realtà cittadini nati in Francia, vestivano e vivevano all’occidentale e componevano versi musicali con la ritmica del rap. Si sono quindi accorti che insistere sulla chiusura delle frontiere, date le circostanze, ben poco senso avrebbe avuto: gli estremismi attecchiscono anche tra coloro che in Europa ci sono nati e non necessariamente tra i disperati che varcano il Mediterraneo su una bagnarola. Abbiamo dunque un punto fermo: la minaccia è l’Islam, ritenuta una religione violenta perché tesa alla conversione con ogni mezzo degli infedeli. Bene, ora parlerò da gallurese. Io sono nato 43 anni fa ad Arzachena, un luogo che deve buona parte del suo sviluppo economico ad un musulmano, ancora oggi chiamato dai miei compaesani “babbareddu”: lo riconoscono come un secondo padre. Anzi, non un musulmano ma un Imam musulmano, cioè una divinità terrena per i seguaci di quella religione. Sto parlando di Karim Aga Khan, capo della corrente ismailita dell’Islam.
Sto parlando del fondatore della Costa Smeralda, luogo che a tanti sardi non piace ma dove tanti altri sardi hanno lavorato e continuano a procurarsi onestamente la pagnotta. Riformulo: il promotore di uno dei principali piani di sviluppo turistico del Mediterraneo è un capo spirituale musulmano e, pur seguendo la legge islamica, è stato uno degli uomini più venerati e potenti della Sardegna dal 1962 e fino alla fine degli anni novanta.
Ha imposto la sua religione con la forza del denaro? No, ha fatto costruire una chiesa cattolica a Porto Cervo e finché è rimasto a capo del Consorzio Costa Smeralda ha pensato a creare profitti, senza imporre alcunché a nessuno. L’ex sindaco di Arzachena Tino Demuro, che pure gli ha mandato in vacca il Master Plan ed è stato suo avversario, così lo definisce: “L’Aga Khan è stato il più grande imprenditore mai sbarcato in Sardegna”.
Sarà compatibile questo profilo con quello di un feroce musulmano e con il culto del Corano? Ecco cosa rispondeva L’Aga Khan al giornalista Sandro Magister, nel 1993, sulla sua religione e sui fondamentalismi (http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/7466). Però ora L’Aga Khan non c’è più, se n’è andato. Lo avranno mica cacciato perché musulmano? Vediamo: a chi appartiene, adesso, la Costa Smeralda? Ai sovrani del Qatar, uno Stato gestito in modo padronale dagli Al Thani e dove la legge è governata secondo i dettami dell’Islam. Insomma, l’area con i redditi pro capite più alti dell’intera Sardegna è da mezzo secolo in mano a investitori di fede islamica. Qualcuno obietterà: ma da questi non abbiamo mai avuto nulla da temere. Ah no? Scusate, ma sarà mica che se questi musulmani sono pieni di soldi cessano di essere un problema? Esatto, è proprio così. Il problema non è la religione in sé, il problema sono i fanatici. E i fanatici si annidano in piccole percentuali in ogni ambito umano O forse dovremmo meglio considerarli squilibrati, perché trovano sempre una ragione valida per sprigionare la loro violenza: religione, denaro, politica, proprietà. Ricordate il neonazista Breivik e la strage di Oslo? Un’ultima statistica: secondo voi i paesi in cui si annida l’estremismo islamico sono quelli più violenti del pianeta? Nemmeno per idea. Secondo l’Onu ( http://www.ilpost.it/2014/04/14/rapporto-onu-omicidi-mondo/) il Continente con più morti ammazzati al mondo è l’America Latina ed il paese più violento l’Honduras, ben oltre Afghanistan ed Iraq. Solo in Colombia, lo scorso anno, ci sono stati 15 mila omicidi su una popolazione di meno di cinquanta milioni di abitanti: trenta volte più dell’Italia. Guardate che io non sto cercando di smorzare i terribili fatti di Parigi. So anche che una violenza racchiusa all’interno di uno Stato, magari lontano, viene percepita dall’opinione pubblica in maniera molto più blanda rispetto a quelle esportata in giro per l’Europa con azioni terroristiche. Però, per me, ogni morto innocente vale quanto qualunque altro morto innocente, qualunque sia la ragione che abbia armato la mano del suo assassino.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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