Sette peccati capitali – dipinto a olio su tavola (120×150 cm) – Hieronymus Bosch o un suo imitatore – 1500-1525 circa – Museo del Prado, Madrid.
Particolare: l’accidia
Qualche tempo fa, un caro amico espresse un concetto che in qualche modo giustificava il livore delle persone se queste erano in “credito con la vita”. Affermava che, se un individuo ha avuto un’esistenza tribolata, se ne ha passate tante, se ha dovuto lottare, se ha accumulato un riguardevole numero di sfighe, che cosa fa, se ne priva?
È normale, è incazzato!
Insomma, inevitabilmente “si l’est ispartu su fele in su sambene”. Lì per lì, non sono stata in grado di replicare, perché succede sempre così quando non sono preparata.
È un’idea forte la sua.
Avevo bisogno di ripassarla nella mente, di assimilarla e di capirla. A vederlo in rewind quel pensiero risulta ancora più articolato. Questa idea crea a sua volta un pregiudizio che porta i sostenitori della “cattiveria giustificata” ad essere diffidenti, a non fidarsi di chi è stato messo alla prova. E lo fanno a prescindere, per partito preso. Come se non esistesse incognita sull’equazione e che necessariamente le due cose come nella III legge della dinamica vanno l’una consequenzialmente all’altra.
È a quel punto che si costruisce la spirale della diffidenza che mortifica ogni rapporto umano. Vivere con la costante paranoia di “prendersela nel deretano” non è un gran bel vivere.
Per restare nell’ambito della fisica, è bene ricordare che esiste si, la “dinamica dei corpi rigidi”, ma anche il suo esatto contrario, quella “dei corpi deformabili”.
Ed è su quest’ultima che si potrebbe inserire quella variopinta tavolozza di colori dell’anima dove l’incognita la fa da padrona. Così c’è chi quando prende sberle, barcolla e si rimette in piedi, si lecca le ferite e senza troppe storie va avanti e non pensa mai “ho preso un ceffone, adesso torno indietro e lo restituisco al primo che capita”.
C’è chi nella vita ha, nonostante tutto, il privilegio di riuscire sempre a vedere il bello e non ha tempo e voglia da spendere in bile.
Giornalista, editorialista, opinionista, turista, altrimenti non si spiega come possa collaborare da sempre con gruppi editoriali, festival letterari, teatri, istituzioni. A tempo perso ha imparato a fare l’ufficio stampa, la blogger, l’insegnante, la PR, l’organizzatrice, il mestolo di una grande pignatta in cui sobbollono tendenze di comunicazione, arte, moda, politica e antipolitica. Questa scrive, forse bene ma non di tutto, ed entra a far parte della redazione di SARDEGNAblogger perché se la sa tirare.
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