Il procuratore Fiordalisi sequestra una sontuosa villa in Costa Smeralda per una serie di abusi edilizi. Il Comune di Arzachena rileva che, effettivamente, quegli abusi esistono: una parte delle costruzioni sconfinano in aree pubbliche e per queste viene emessa un’ordinanza di demolizione. Ruspe in azione? Neanche per idea. Non solo la proprietà non ottempera all’ordinanza comunale, ma rivendica davanti al Tribunale di Tempio il possesso dei terreni su cui sono stati individuati gli abusi. Perché? Per usucapione. Il Comune non ha mai avuto nulla da obiettare e, dunque, quelle aree dovrebbero essere automaticamente riconosciute alla proprietà privata. Perché demolire, se si possono annettere gli spazi su cui le costruzioni illegittime sono nate?
Sembra una storia incredibile, ma sta accadendo realmente. E la dice lunga sulla caotica gestione dell’edilizia privata in Costa Smeralda, da mesi sotto la lente di ingrandimento del procuratore Fiordalisi.
Della Villa Armony di Monti Tundi, affacciata su Porto Cervo e sul golfo del Pevero, le cronache si occupano da anni. Prima per la spettacolare festa di inaugurazione di qualche anno fa, quando la proprietaria di Vitrociset Edoarda Vesel (vedova del manager Camillo Crociani) e la figlia Camilla, sposa di Carlo di Borbone, presero possesso della regale residenza. Poi, nel maggio dell’anno scorso, per l’irruzione del procuratore Domenico Fiordalisi, che chiese ed ottenne il sequestro della villa. Fiordalisi venne messo sull’avviso da un fatto curioso: pochi giorni prima stava per arrivare in Consiglio comunale la richiesta di monetizzazione delle aree standard su cui erano state costruite le opere poi riconosciute come abusive.
In sostanza, la proprietà voleva comprarsele dal Comune. E il Comune sembrava pure d’accordo senonché, inspiegabilmente, la pratica venne ritirata e in Consiglio non arrivò mai. Arrivò però a Monti Tundi Fiordalisi e sequestrò tutto. L’ufficio tecnico eseguì gli accertamenti e a metà luglio emise l’ordinanza di demolizione degli abusi. Tutto finito? Nemmeno per sogno. Il 20 novembre, l’avvocato Giancomita Ragnedda (ex consigliere comunale di Arzachena) ha depositato nel tribunale di Tempio un atto di citazione per conto della società Gestione alberghiera sarda, rappresentata dall’amministratore Giacomo Cavallo, cui la villa è formalmente intestata. Cosa chiede l’avvocato Ragnedda al sindaco di Arzachena Ragnedda e ai giudici?
Che le aree comunali attorno alla villa vengano cedute alla proprietà per usucapione. Il ragionamento è più o meno questo: dal 1992 quelle aree sono state occupate dalla villa senza che il Comune abbia mai avuto alcunché da ridire e, anzi, il Comune ha rilasciato diverse licenze edilizie e varianti, cosicché tutto quel che ci è stato costruito sopra e stato costruito “in buona fede”. “In buona fede” è un’espressione che ricorre spesso nell’atto di citazione: non lo sapevamo, non abbiamo colpa, regalateci quei pezzi di terra e non se ne parli più. Si tratterà magari di capire perché le svariate segnalazioni di abusi compiuti sulla villa, a più riprese pervenute al Comune, non siano mai state prese in considerazione.
Il Comune si è costituito in giudizio con delibera di giunta lo scorso 9 marzo, unico assente alla votazione l’assessore ai Lavori pubblici Fabrizio Azara. Le ostilità inizieranno il 4 maggio, giorno della prima udienza. Se il principio invocato dal legale di Villa Armony dovesse essere sancito dal tribunale, i vecchi abusi mai puniti potrebbero diventare per i Comuni un clamoroso booomerang.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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