Me ne frega meno di un cazzo di cosa indossi la Santanché, di quali colori scelga per le serate di gala, di quanto costino i suoi capi. A me indigna, invece, che l’indignazione ed il disgusto nascano da una infelice scelta stilistica e non, invece, da quel che la Santanché ha rappresentato nella scena politica. Ché già è incredibile dover ammettere che la Santanché abbia la patente di politico.
La Santanché è una che di suo non ha neppure il cognome, chiamandosi all’anagrafe Daniela Garnero: Santanché era il primo marito, ovviamente un chirurgo plastico, e quando si separò ottenne di poterlo mantenere, perché evidentemente lo preferiva a quello del padre. A me indigna, anziché il vestito, quel Master alla Bocconi vantato dalla Santanché negli anni novanta e mai conseguito;
a me indigna che la Santanché, ad una tribuna politica del marzo 2008 di cui trovate traccia documentale su youtube, abbia prodotto la seguente dichiarazione: “Vorrei fare un appello a tutte le donne italiane. Non date il voto a Silvio Berlusconi, perché Silvio Berlusconi ci vede solo orizzontali, non ci vede mai verticali” e “Il voto a Silvio Berlusconi è il voto più inutile che le donne possano dare”. E certo non mi indigno per la sua considerazione di Berlusconi, ma perché un anno dopo Daniela Garnero -chiamiamo le persone col loro vero nome – del governo di Silvio Berlusconi sia diventata sottosegretario, dopo avere dismesso in pochi mesi non uno, ma due partiti da lei stessa fondati: La Destra e il Movimento per l’Italia;
a me ha indignato vedere la Garnero strepitare affinché il centrodestra celebrasse le primarie per la scelta del premier e poi, una settimana dopo, strepitare per evitare che si facessero, quando quello che “vede le donne solo orizzontali” decise che le primarie non servivano: esemplare dimostrazione di cieca obbedienza al capo, quello che non bisognava votare perché votarlo era “inutile”.
a me ha indignato leggere un tweet della Garnero, il giorno del disastro aereo causato dal pilota tedesco suicida, in cui chiedeva di quale nazionalità fosse l’equipaggio, nel tentativo di speculare con il solito odio xenofobo sul cadavere ancora caldo di centinaia di persone. Per tutto questo la Garnero mi ha sempre indignato, non per il catafalco verde indossato ad un evento mondano. Non facciamoci ingannare: lei sapeva perfettamente che quel look così vistoso avrebbe provocato disgusto e critiche, ma a questa gente dalle idee poche e confuse basta essere al centro dei riflettori, qualunque sia il modo. Dovremmo imparare a non regalare attenzione e tempo della nostra vita, a questa gente. Ma se questo Paese parla della Santanché per quel che indossa e non per quel che dice e fa, qualche domanda ce la dovremmo porre tutti.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo e-book "Cosa conta".
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