E poi ci sono degli articoli che vorrei scrivere con l’aratro per l’indignazione che riescono a procurarmi.
La vicenda è semplice, quasi banale nel suo intreccio: in una scuola elementare di Palermo una maestra rimprovera un piccolo alunno, reo di aver falsificato la firma del genitore sotto la nota disciplinare.
Nulla che non accada abitualmente in ogni scuola del mondo, apparentemente.
Se la sua mamma ed il suo papà avessero posseduto il minimo sindacale di neuroni concesso nell’equipaggiamento di ogni essere umano normodotato, avrebbero rimbrottato con fermezza il pargolo. Se… Se avessero avuto a cuore la sua formazione, per farne un futuro cittadino onesto e responsabile, lo avrebbero fatto accomodare sul divano e, con voce calma ma decisa, gli avrebbero spiegato che alcune azioni quando compiute da un minore si configurano come marachelle ma, qualora vengano messe in atto da un adulto, diventano reati. Se… Se il nucleo familiare, formato da quei due scriteriati, si fosse mostrato davvero come agenzia educativa avrebbe scoraggiato fin dal loro originarsi qualsiasi azione finalizzata ad imbrogliare il prossimo. Questo sarebbe dovuto essere uno dei pilastri su cui innalzare la loro azione pedagogica.
E invece, no.
Tutto ciò non è accaduto perché alcune famiglie non sono famiglie: sono un’associazione a delinquere. E allora quella mamma e quel papà cos’hanno fatto? Con un’azione che la vita sembra aver scippato al cinema, sono andati dall’avvocato per sporgere denuncia contro l’insegnante.
Il collo di una maestrina, magari anche con poca esperienza, su cui affondare i denti dev’essere parso un invitante serbatoio da cui attingere copiosi sorsi di sangue. Ed ecco che due registi-vampiri probabilmente ne hanno parlato fra loro, prima di dormire, poco dopo aver spento l’abat-jour. Perché l’intimità in alcuni casi è una porta che si apre fra due persone e spurga il marciume di cui sono fatte le loro coscienze, elevandone a potenza il risultato.
– Caro, ma tu pensi che se ci facessimo assistere da un buon legale, potremmo tirare fuori qualche soldo da questa vicenda? –
– Uhm… non credo, la nota è un provvedimento disciplinare che esiste da sempre. Vi si ricorre per informare i genitori, anziché convocarli ogni volta. –
– Sì, ma se trovassimo un bravo psicologo che certificasse il trauma subìto da nostro figlio… –
E quelle parole sono rimaste lì, ad aleggiare nel soffitto della camera da letto e sulle loro teste.
Lo hanno trovato, poi, lo specialista.
E infatti nell’atto di parte compare la consulenza di un esperto che garantisce le “sofferenze” patite dal bambino, quantificate dal legale in una richiesta di risarcimento danni che ammonta a 34.000 € per l’abuso dei mezzi di correzione utilizzati dalla maestra.
Fare l’insegnante è un mestiere fantastico, ma lo sarebbe ancora di più se noi docenti avessimo la collaborazione dei genitori. Se non dovessimo dotarci di un kit di sopravvivenza prima di entrare in aula. Se non fossimo costretti a curare la crescita dei vostri figli, mentre sotto i nostri piedi voi mettete un tapis roulant che ci trascina indietro. Se vi ricordaste, soprattutto, che i figli che cerchiamo di educare e istruire sono i vostri. Se…
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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