Nel mondo degli uomini prima o poi tutto ritorna e si modifica. Chi era colpevole diventa innocente e viceversa. Assolti in un grado e condannati in un altro. E viceversa. Sono i tre gradi di giudizio utilizzati come vessillo garantista da tutti, salvo poi lamentarsene quando il verdetto non ci piace. Eppure non stiamo parlando di una partita di calcio. Gli arbitri, in questo caso, devono giudicare degli imputati per un omicidio. Parliamo ovviamente di Meredith, uccisa a Perugia nella notte del primo novembre del 2007, una notte pasticciata dalla musica e dall’alcool. Questa è una vicenda che appare complicata fin da subito. La vittima è un’inglese, il primo sospettato ha un nome decisamente adatto per un assassino: “Lumumba”. Adattissimo per il salotto di Vespa e utile per i suoi plastici e i suoi esperti in criminologia. Poi, Lumumba viene scagionato da un professore svizzero ed esce di scena. In questa storia, dai contorni acuti, entrano due nuovi attori: Amanda Knox e Raffaele Sollecito. Facce da bravi ragazzi. La prima americana, il secondo umbro. Studenti, lontano dall’iconografia che si ha delle “cattive persone”. Ci sono le prove. Probabilmente. E su queste si muovono i giudici, provano a capire cosa è successo davvero quella notte. Viene anche trovato un assassino: Rudi Guede, un ivoriano condannato a sedici anni. Ma la sua sentenza racconta che non ha agito da solo. Occorre dunque cercare i complici. Il cammino della giustizia è davvero molto tortuoso e si inceppa quando ci troviamo davanti ad un processo indiziario, quando, insomma, non c’è la prova principe, la pistola fumante in mano all’assassino. Nasce una sorta di ricerca della verità che non sarà mai l’analisi di ciò che è accaduto davvero sulla scena del crimine ma diventerà soltanto una verità processuale. Quando cala la tela e viene emessa l’ultima sentenza ci resta, appunto, la verità processuale che in uno stato di diritto rimane quella valida, da rispettare. Non esistono dunque colpevoli o innocenti. Esistono meccanismi ben più complessi che non si risolvono seduti su delle poltrone bianche e davanti ad un plastico. Nel mondo degli uomini tutto può ritornare e modificarsi. Anche in quello dei giudici. La verità, chiaramente, sfiora mille congetture e cammina tra i bordi delle probabilità. Conosciamo i contorni, proviamo a mettere a fuoco; ma qualcosa irrimediabilmente ci sfugge.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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