Esco da una classe e percorro il lungo corridoio per l’ultima ora in III, dove ho programmato da giorni l’interrogazione di storia, quando incontro due alunni con giubbotto e zaino in spalla che si avviano verso l’uscita.
– Ehi voi, dove andate? Sto venendo in classe vostra… – – Sì prof, ma noi abbiamo chiesto il permesso e stiamo uscendo in anticipo: abbiamo fatto venire i nostri genitori a prenderci. – – Fatemi capire, quest’idea ingegnosa è per evitare l’interrogazione? –
[Sorridono senza tuttavia rispondere alla domanda.]
Entro in classe…
– Buongiorno, ho incontrato Xxxxxxxx e Yyyyyyyyy che andavano via. Sapete mica se l’abbiano fatto per scansare la verifica orale? – – Avevamo fatto i turni e ieri si erano prenotati per venire volontari, ma oggi hanno detto che non avevano studiato molto e allora… – – Buono a sapersi. – – Professore’, perché non chiacchieriamo anziché interrogare? – D’accordo, chiacchieriamo. – – Ma davvero? – – Certo! – – Naaaaa, lei ci sta prendendo in giro. – – Parlo seriamente, chiacchieriamo. – – Come mai ha deciso di accontentarci? – – Per dare una lezione a quei due. Così, quando lo sapranno, avranno il rammarico di aver sprecato un permesso inutilmente. E venerdì interrogherò proprio loro, magari capiranno che le difficoltà non si annullano scappando –
[Esultano tra risatine sadiche e urletti di soddisfazione.]
– Dai, scriviamo nel gruppo Whatsapp che la Fiore oggi non interroga, così schiattano – dice un ragazzino al compagno di banco. – No, scrivi invece che sta facendo una strage e piovono 2 a mezza classe. –
Insomma, ognuno si adopera per sfoderare un coup de théâtre che superi quello dei compagni in un climax ascendente di malvagità adolescenziale.
– Prof. gliela posso dire una cosa? – – Dipende… – – Ma almeno mi promette che non prenderà provvedimenti? – – No, non te lo prometto. Però tu puoi rischiare assumendoti la responsabilità delle tue parole. – – Prof. lei è proprio bastarda dentro. – mi dice con un’espressione di benevolo consenso.
[E io non l’ho punito, ma non ho ancora stabilito se ho fatto bene o male.]
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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