Quarta puntata Sì se avete perso la terza puntata, dove descrivevo esattamente in cosa consiste la PET, mi spiace ma siamo come Sky, seghiamo tutti i video pirati su youtube. Quindi impossibile recuperarla. Una volta fatta la PET e tornati a casa, si tratterà di aspettare magari quei dieci, quindici giorni necessari per organizzarsi, per poi ricevere la chiamata per il ricovero. Ah Ah Ah (risata maligna), illusi! Praticamente il tempo di mettere piede a casa che mi chiamano perché hanno fissato l’intervento per tre giorni dopo. E in quel lasso di tempo devi organizzare viaggio, ospitalità per il tuo accompagnatore e valigia. Già! Come dovrà essere riempita la valigia della futura amazzone?
1) Reggiseno a due posti con apertura anteriore, nelle migliori concessionarie! In realtà non lo trovi facilmente, salvo che in negozi specializzati, quelli che vendono aggeggi ortopedici etc. C’è poi da dire che dopo l’operazione la sisa operata sarà più voluminosa (Samantha Fox, chi ti vede più), quindi prova tu ad azzeccare la taglia preventivamente. Non vi preoccupate, se anche voi andrete allo IEO, troverete anche la merceria al piano terra e potrete provarli direttamente nella vostra stanzetta dopo l’intervento. E allora vedrete orde di mariti che non comprano più un reggiseno alla moglie dall’adolescenza ormonizzata e ormai hanno perso ogni ricordo, vagare da un piano all’altro per portare avanti e ‘ndre taglie su taglie. Però essendo lo IEO zeppo di meridionali, si sa che ci portiamo dietro mamme, zie, cognate e pronipoti fino alla quinta generazione, quindi nel caso ci pensano loro a trovarvi la misura perfetta.
2) Oltre al reggiseno, consigliano pigiama aperto completamente sul davanti. Nel 2013 pare non fossero di moda, così gira e rigira alla fine li ho trovati dai cinesi.
3) Ciabatte, magari quelle in plastica perché l’unica volta che ho usato in un ospedale delle ciabatte in spugna, ho raccolto tutta la polvere dal 1950. Quindi anche se lo IEO è bello pulito (più in là vi racconterò cosa tutto non fanno nelle pulizie settimanali di domenica), meglio la plastica sent’ammè.
4) Biancheria. Insomma il tutto per una degenza di tre giorni o giù di lì. Evitate le mutande bucate, perché la privacy è ridotta all’osso.
5) Asciugamani e necessaire con tutte le robe per l’igiene quotidiana.
6) Io vi consiglio anche una borsetta caruccia, magari tracolla o shopping bag, in cotone. Grande almeno un A4, perché lì andranno i drenaggi che vi hanno attaccato e che vi toglieranno solo dopo qualche giorno dall’intervento (mi pare una settimana in tutto), ve lo dico perché in ospedale vi daranno al massimo una bustina di carta che spesso non si abbina al vostro outfit e vedere un intreccio di tubi fa molto malato deambulante, quindi non siate volgaVi e mantenete un certo stile.
***** Entro in clinica la domenica perché sarò la prima di lunedì. Il reparto di senologia nell’weekend è praticamente vuoto perché si tende a dimettere tutti entro il sabato mattina. Così arrivo in un ambiente sonnacchioso rispetto al solito trantran e faccio l’accettazione nella portineria perché gli sportelli sono chiusi, da lì mi spiegano dove andare e io e il mio socio di vita andiamo per essere ricevuti dalla MIA infermiera, quella che sarà responsabile per tutta la durata della degenza, una sorta di tutor.
Le stanze sono luminose, con delle belle vetratone che si affacciano su una corte interna ricca di alberi, con due letti e bagno in camera. Ah! Scusate, devo fare un monito ai parenti-appendice
Cari parenti delle degenti, il bagno è solo per chi è ricoverato, voi dovreste andare gentilmente nei bagni in comune, anche perché chi è appena uscito da un intervento può pigliarsi laqualunque coi vostri batteri/microbi/germi. Cortesemente: in fondo a destra. Grazie!
Torniamo a noi. Una volta impossessati della vostra camera, letto e armadio, per tutta la sera riceverete discrete visite da infermieri e intorno alle 17,00 il tè coi biscotti (molto british). Sul tardi, il mio socio va in albergo, ci rivedremo il giorno seguente a operazione fatta. L’ultima visita in camera, spetta al chirurgo plastico che manco fosse un writer, traccia addosso dei segni col pennarello che serviranno il giorno dopo ai chirurghi vari per orientarsi. E poi inizierà a farvi foto, ma non fate la bocca a culo di gallina come nei selfie, tanto la testa vi viene mozzata.
Mentre mi disegna, il chirurgo dice che probabilmente non si potrà fare l’intervento nipple-sparing a cui ero candidata. Sono notizie non gravi rispetto a tutto il resto, ma che anche loro necessitano comunque di essere metabolizzate con un po’ di sano malumore. Saperlo alla vigilia invece il malumore è un tanticchio amplificato. Confesso che quella notte qualcosa ho pianto, guardando quei rami ondeggianti che aspettavano con me l’indomani.
L’indomani…
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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