di Fiorenzo Caterini
Recentemente ho scritto della sanità, spiegando come la campagna denigratoria dei servizi pubblici risponde all’esigenza, che proviene dai centri di potere finanziario di stampo neoliberista, di controllare la gestione della spesa statale e di tagliare lo stato sociale.
https://www.sardegnablogger.it/perche-non-si-deve-dire-che-la-sanita-italiana-e-la-migliore/
A questo proposito, in Italia sta per essere smantellato il Corpo Forestale dello Stato.
Il CFS è una istituzione antica, risalente al 1822, con un cammino glorioso ma anche, a dire il vero, un po’ travagliato. Tuttavia, negli ultimi decenni, il CFS è riuscito a rinnovarsi e a competere sul “mercato” della polizia giudiziaria intervenendo brillantemente in alcuni dei settori nevralgici della malavita organizzata.
Si pensi al traffico di rifiuti, o al commercio internazionale di specie protette o dei loro derivati (avorio, pellicce, ecc.). Settori spesso appannaggio della criminalità organizzata, le cosiddette ecomafie, con volumi di affari che competono con quelli delle sostanze stupefacenti. In particolare il CFS si è distinto, in questi ultimi anni, per aver contrastato un fenomeno, quello delle sofisticazioni alimentari, che oltre ad interessare la salute pubblica, crea un danno economico enorme al settore più prestigioso del paese. E ancora, notevole è l’impegno diretto e investigativo sull’odioso reato dell’incendio boschivo, settore, a dire il vero, dove il più piccolo CFVA sardo è stato di apripista per le tecniche investigative e le modalità di spegnimento.
Il decreto legislativo sugli Enti Locali ha terminato il suo iter, decretando la fine di questa eccellenza italiana. Non bastano le grandi aziende private italiane fallite o vendute all’estero, ora vengono smantellate anche le eccellenze pubbliche.
Dopo un primo momento in cui si pensava di operare un risparmio senza interferire sulla compattezza del CFS, trasferendolo per intero sotto le insegne della PS come “Polizia Ambientale”, alla stessa maniera della Polizia Stradale o Ferroviaria, vi è stato un cambio di rotta con gli ultimi emendamenti, che trattano di un vero e proprio smantellamento dell’organismo, che così andrebbe a rimpinguare i carenti organici di altri enti. Una parte degli uomini e dei mezzi passerebbero ai VV.F, una parte del personale negli uffici pubblici, e il resto, verosimilmente, nei CC, superando, non si sa come, lo scoglio amministrativo di una trasformazione di personale civile in militare.
Le competenze professionali di una istituzione strutturata verrebbero così disperse, e non si capisce davvero come si possa rispettare il dettato legislativo che prevede che il controllo dell’ambiente e del territorio non possano venire meno con la trasformazione in atto.
Di fatto non sarà così.
Non è una roba di poco conto, se si pensa che in Europa, corpi di polizia con le caratteristiche del CFS non ce ne sono. Le prerogative ambientali, all’estero, sono assorbite da altri corpi, esistono guardiaboschi, guardiaparchi, guardie venatorie ma non un corpo che assorbe tutte le funzioni che riguardano l’ambiente e il territorio in uno solo. Questa unicità offre dei vantaggi sensibili, come quello di specializzare il personale in materie particolarmente complesse che altrimenti verrebbero certamente trascurate.
Il CFS italiano era un esempio, per l’Europa, di grande cura e riguardo per le tematiche ambientali. Invece, a quanto pare, è proprio la Comunità Europea che preme per la semplificazione delle forze di polizia e per il taglio della spesa pubblica in questo senso.
Sembra, questa semplificazione, dunque, una cambiale, o un contentino pagato all’Europa sul versante del tanto auspicato risparmio pubblico. Risparmio pubblico che, a conti fatti, non risulterebbe neppure essere consistente.
Alla fine, in Europa, con queste caratteristiche, anche morali e simboliche, di corpo di polizia specializzato nelle tematiche ambientali, resterà il piccolo corpo forestale sardo, il CFVA, e qualche altra polizia locale.
Avevamo un primato europeo. Ci siamo guardati bene dal valorizzarlo, abbiamo preferito disruggerlo.
La Comunità Europea, invece, con uno scatto in controtendenza alle politiche miopi ed egoiste degli ultimi tempi, avrebbe dovuto valorizzare l’esperienza italiana, invece di contribuire a sopprimerla, magari istituendo un Corpo Forestale o Ambientale Europeo.
La CE si è distinta, nel corso della sua storia, per una grande attenzione per le tematiche ambientali, si pensi alle aree di protezione speciale istituite come SIC, siti di importanza comunitari, o alle direttive per la protezione dell’avifauna.
Sarebbe bello no? Che dalle ceneri di un corpo ambientale nazionale sorgesse un Corpo Europeo che si occupasse dei traffici criminali di rifiuti transfrontalieri, che operasse nel campo dell’educazione ambientale in sinergia con le aree da proteggere, che censisse foreste e biodiversità, potenziando la prevenzione piuttosto che la repressione, assumendo giovani laureati, promuovendo stage nelle università, assorbendo il servizio civile e il recupero sociale, si pensi a quanti reclusi potrebbero contribuire.
In un momento in cui l’immagine dell’Europa è ai minimi storici, un corpo internazionale di protezione dell’ambiente contribuirebbe molto a riprendere in mano il cammino interrotto verso quell’idea di solidarietà tra i popoli base della costituzione della comunità europea.
L’Italia poteva essere la nazione guida in questo processo. Poteva essere all’avanguardia, e invece si ritrova nella retroguardia. Peccato. I grandi paesi si vedono da queste cose, non dalle chiacchiere dei loro premier.
Ora, io la proposta di un Corpo Forestale e Ambientale Europeo la butto lì, perché non mi arrendo, perché credo che si debba guardare sempre avanti e non sia mai detta l’ultima parola. Chissà mai che qualche lungimirante parlamentare europeo la raccolga.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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