Voi la dovete vedere almeno una volta quell’ammasso di ferro e bulloni. Dovete passarci sotto, annusare la polvere e capire cosa significa un numero impressionante di piedi e di occhi e di pensieri che hanno attraversato quel perimetro enorme: il 30 agosto del 1993 150 milioni di persone e, più o meno, 300 milioni di occhi avevano visto la Torre Eiffel. Erano saliti al primo livello, forse al secondo, al terzo, temerariamente al quarto, magari a piedi e non in ascensore, a respirare l’aria di una città quasi eterna, ad osservare con il nasino all’ingiù la Senna che spezza la città, l’Ile de France e Notre Dame, più in alto Le Sacre Coeur e Montmartre, quelle cose che solo Parigi può regalarvi.A Parigi ci sono andato tre volte e per tre volte sono finito sotto la torre. Anche senza volerlo, anche senza sceglierlo. Quel monumento è, in realtà, un’enorme calamita, un’attrazione fatale. Non è nulla, solo un ammasso di ferro tenuto bene ma rappresenta la perfezione e l’infinito. Se vi capita, guardatevi il film dedicato al genio dell’ingegnere Eiffel e capirete quanta precisione, quanta passione dentro quei bulloni, quanto sudore di uomini, quanta voglia di fare qualcosa di poco eterno, di futile (doveva durare il tempo dell’esposizione universale) e poi nonostante gli screzi, le incomprensioni, coloro i quali erano assolutamente contro a quella torre inutile, dopo tutto Eiffel vinse e con lui la sua torre che divenne eterna. E’ diventato uno dei monumenti più visitati e fotografati al mondo, insieme al Colosseo. Due modi di osservare il mondo e gli uomini, due città speculari: così lontane e così diverse, così iconiche e amate d’un amore vero, struggente, incredibile. Quanto vale un bacio davanti alla Torre Eiffel? Ha lo stesso valore di uno dato sulle scalinate di Trinità dei Monti? Difficile rispondere. Almeno per me. Come quando ai bambini si chiede se vuoi più bene alla mamma o al babbo e tu, con gli occhi verso il cielo rispondi: a tutti e due. Questa è Roma e questa è Parigi. Fate una cosa semplice: amatele entrambe, di un amore diverso, con sfumature contrastanti, ma amatele. Sono parentesi gioiose della nostra esistenza.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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