La torre Aragonese è uno dei più bei monumenti di Porto Torres, insieme alla Basilica di San Gavino. In questi giorni si sta sviluppando un dibattito serrato attorno a questi edifici storici, unici per bellezza e per maestosità. Lo spunto per parlare della torre è stato dato dai diversi commenti che da qualche tempo circolano sui social, ripresi da un giovane giornalista appassionato di archeologia, Emanuele Fancellu, e da un funzionario della soprintendenza che opera all’interno dell’Antiquarium Turritano, l’archeologo Franco Satta. L’argomento del contendere è che nell’ultimo restauro, completato intorno al 1985, la Torre Aragonese, simbolo della città di Porto Torres, sia stata orridamente intonacata come una qualsiasi casa di civile abitazione. Persino Vittorio sgarbi, durante una visita in città, aveva tuonato contro la scelta che aveva visto la torre orribilmente intabarrata. Come ha spiegato Franco Satta in una conferenza tenutasi alla libreria Koinè, la nostra torre è l’unica a pianta ottagonale tra le oltre cento torri costiere disseminate lungo le coste sarde. Eretta nella prima metà del milletrecento su disposizione di Alfonso V di Aragona, è certamente una delle più antiche torri aragonesi edificate nell’isola dagli spagnoli. La sua pianta potrebbe far pensare ad una origine castigliana, come la torre di Boabdil a Porcuna (Andalusia), tuttavia non è da escludere che originariamente fosse a base circolare e che solo dopo il profondo restauro operato dai Savoia nel 1765 abbia assunto la caratteristica odierna a pianta ottagonale. La nostra torre svetta per 16 metri e poggia su uno zoccolo a “scarpa” alto un metro e ottanta. Ogni lato dell’esagono misura cinque metri e ottanta. L’interno è formato da tre piani : la cisterna, l’alloggio e il terrazzo. L’alloggio ha un perimetro circolare (il che rafforza la teoria della forma esterna anch’essa circolare) con al centro un pilastro a sostegno della volta, che risulta essere, dal punto di vista architettonico, una combinazione tra una volta stellata e una volta a crociera. In quest’ambiente sono realizzati un caminetto e due rampe di scale, mentre nella muratura si aprono due feritoie o troniere. Nel terrazzo vi è la garitta e tutta una serie di muri sporgenti retti da mensole. Oggi l’accesso alla torre avviene attraverso una porta situata poco sopra il lato sud dello zoccolo, servita da una scala in ferro quasi completamente corrosa dalla ruggine.
Dopo l’intervento degli anni ottanta, la torre è stata praticamente abbandonata a sé stessa e al degrado sia delle intemperie sia dell’assenza di cure e manutenzioni.
Nel settembre 2007 la giunta guidata da Luciano Mura (assessore Borgacci) approvò una delibera attraverso la quale si manifestava la volontà di procedere al restauro della torre attingendo ai fondi che la finanziaria di quell’anno aveva destinato alla Sardegna. Si trattava di 5 milioni di euro stanziati per il restauro di beni culturali di rilevante interesse artistico, storico, archeologico ed etnoantropologico. Per il monumento simbolo della città occorrevano intorno ai 500 mila euro, di cui il 70% sarebbero dovuti essere a carico della Regione. I lavori che avrebbero dovuto ridare splendore al monumento avrebbero anche consentito la fruizione in senso turistico della torre, che, attraverso la ristrutturazione, sarebbe stata trasformata in un centro servizi a disposizione di chi avesse voluto visitare le bellezze della nostra città: l’area archeologica, la basilica, la costa e l’Asinara. Il progetto prevedeva la rimozione dell’intonaco esterno e interno, il rifacimento della pavimentazione, l’eliminazione delle barriere architettoniche esterne, la sistemazione dell’impianto elettrico e il consolidamento del tetto, delle mura e della volta.
Per due anni non si seppe più niente dell’argomento.
Fu lo stesso Mura a tornarvi nell’ottobre 2009, quando ormai era alla fine del mandato e alla vigilia di una campagna elettorale che si preannunciava molto calda. «L’imponente struttura innalzata dall’ammiraglio Carroz nel 1325 a difesa dell’accampamento dei soldati aragonesi che avevano occupato la cittadina, tornerà a ricoprire il ruolo che le spetta, quello di vedetta, attrazione e simbolo silenzioso della città», dichiarava lo stesso sindaco a metà ottobre annunciando, ancora una volta, la partecipazione ad un bando regionale per il finanziamento di 350 mila euro dei 500 necessari per la copertura dei lavori. Luciano Mura nel giugno 2010 perdeva rovinosamente le elezioni. Con lui caddero anche i progetti di ristrutturazione della Torre, di cui Scarpa non si interessò se non per far visita ai cassintegrati della Vinyls che la occuparono simbolicamente per circa un anno e mezzo, dal gennaio del 2010 al giugno del 2011.
Sì, perché la torre Aragonese è stata, insieme all’ex carcere dell’Asinara (l’isola dei Cassintegrati) il simbolo della lotta di 120 lavoratori che hanno combattuto con tenacia per il mantenimento del posto di lavoro e contro lo smantellamento di un impianto di cui l’Eni si è voluta disfare. Oggi la Torre è diventata il simbolo della decadenza, dell’abbandono, del disfacimento fisico, economico e sociale di una città che per cinquant’anni ha conosciuto benessere, crescita economica, culturale e civile. Oggi la Torre è in stato di sostanziale abbandono, circondata spesso da cumuli di spazzatura, imbrattata da writer senza rispetto per i simboli della città.
Non se ne cura lo Stato, che risulta proprietario in quanto il bene appartiene al Demanio; non se ne cura l’Autorità Portuale, che dal punto di vista territoriale ne ha la competenza; non se ne cura la Soprintendenza, cronicamente a corto di fondi per la tutela, la conservazione e il restauro di monumenti; ma ancor meno se ne occupa l’amministrazione comunale, che a un anno e mezzo dalle elezioni deve ancora riordinare le idee…ammesso che ne abbia.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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