Venezia è la dolcezza nascosta nell’acqua e nei canali. E’ il silenzio che accompagna i passi tra le calle e il mare. Venezia è un luogo costruito per perdersi, amarsi e lasciarsi, trovarsi e riprendersi. E’ favola mattutina, è tristezza incontenibile ed è bellezza appiccicata alla pelle di chiunque. La prima volta la incontrai nel 1978, l’anno del sequestro Moro. Nel mio corpo acerbo, nei miei giovani occhi Rialto apparve come un’apparizione sublime, come un dipinto del Canaletto, come qualcosa che smuoveva le ossa, le vene, le arterie, il cuore. Ci ritornai dopo molti anni soprattutto per visitare il museo Guggenheim ed incontrare Picasso, Chagall, De Chirico, e, soprattutto Max Ernst del quale mi ero terribilmente invaghito. Nel museo si trovano delle opere inquiete come “la foresta”, la “coppia zoomorfica” e il capolavoro assoluto rappresentato dalla “vestizione della sposa”. Rimasi senza parole davanti a quei colori, all’accuratezza di quei particolari. Quel giorno però nacque un nuovo amore: l’alchimia di Pollock mi rapì fino a quasi togliermi il fiato. Mi resi conto, da subito, di essere davanti ad una bellezza inespressiva, quasi impossibile da comprendere e proprio per questa sublime, folle, unica. Come Venezia. Lei, tra i canali e il silenzio, tra quei fili diversi e unici, tra il camminare silente e l’amore per l’eternità. Venezia è il motore dell’anima, il suo abito più strano, il suo voler dipingere un’illusione nelle pareti dell’eternità. Alle ore 12.00 in punto del 25 marzo anno Domini 421 nasceva, con la consacrazione della chiesa a Rialto di San Giacometto, l’infinita Venezia. Se ci siete stati, se ci andrete, se immaginate di farlo ricordatevi dell’acqua e dei baci regalati a quei palazzi galleggianti, a quella voglia struggente di vivere nella complessità degli eventi. Come un quadro di Pollock.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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