La strage di Bologna e l’alta velocità (di Giovanni Cubeddu)

Fino a poco tempo fa ci passavamo tutti, andando da nord a sud o da sud a nord, passavamo di la.
I treni, anche quelli che non si fermavano, rallentavano.
E, se sbirciavi dal finestrino, la vedevi.
Quella ferita nel muro della stazione.
Quello squarcio, coperto da due cristalli con in mezzo una stele di pietra, dall’altra parte piena di nomi.
Ora la vede solo chi parte da lì.
O chi ci passa con lentezza.
Chi ci vive.
O ci lavora.
Gli altri, noi, tutti gli altri, siamo ingoiati e non la vediamo più.
Ingoiati dalla velocità.
Dall’alta velocità.
La velocità dei ricordi che passano e lasciano il posto.
A volte al vuoto.
Al vuoto di una galleria.
Al vuoto delle coscienze.
Passeremo anche oggi.
Veloci, ad alta velocità.
Sopra, sui binari roventi al sole, sarà il 2 agosto.
Saranno le 10.25 .
Bologna Centrale.
Bologna AV.
Anche per chi passerà veloce.