C’è una canzone dell’85 che tutti conosciamo, che tutti abbiamo canticchiato, di cui tutti abbiamo usato il primo verso come fosse il titolo: “la Storia siamo noi”. Oltre ad essere bellissima, questa canzone ha raccontato i nostri giorni con trent’anni di anticipo. Ha letto i nostri anni contropelo, ma quando è stata scritta c’erano Gorbaciov, Reagan e la Thatcher, Calvino era ancora dei nostri e le spalline sembravano una roba normale.
Inizia così:
LA STORIA SIAMO NOI, e fin qui, tutto ok. NESSUNO SI SENTA OFFESO. Offendere? SIAMO NOI QUESTO PRATO DI AGHI SOTTO IL CIELO. Un prato di aghi sotto il cielo, che immagine strana. Aghi al posto dell’erba. Duri e freddi, inflessibili e senza linfa, eppure puntati verso il cielo, neanche fossimo un miscuglio di avidità e speranza.
LA STORIA SIAMO NOI
ATTENZIONE
NESSUNO SI SENTA ESCLUSO. Che non è solo questione di non offendersi, ma anche di non fare i furbi: per la storia, come per la vita, vale la massima “nessuno uscirà vivo di qui”.
SIAMO NOI QUESTE ONDE NEL MARE. Le onde nel mare, che ora ci sono e tra poco non ci saranno più. Ce ne saranno altre. Tutte simili, tutte irripetibili. Va avanti così da quando esiste il mare. In questo somigliarsi delle persone (e delle onde), ci deve essere qualche senso nascosto.
QUESTO RUMORE CHE ROMPE IL SILENZIO
QUESTO SILENZIO COSÌ DURO DA RACCONTARE. Siamo rumore e silenzio, quando avremmo ottimi motivi per non essere né l’uno né l’altro. Ma è impossibile, e andiamo avanti lo stesso.
E POI TI DICONO TUTTI SONO UGUALI.
TUTTI RUBANO ALLA STESSA MANIERA, e qui viene il bello. 1985, c’era il PCI, c’era la DC. Aldo Moro era morto da sette anni, Berlinguer da uno. Grillo faceva ancora ridere (ricordo che era bravo) ma molti elettori già dicevano quello che il suo movimento dice da quattro o cinque: tutti sono uguali. Un’idea già vecchia allora. MA È SOLO UN MODO PER CONVINCERTI A RESTARE CHIUSO DENTRO CASA QUANDO VIENE LA SERA. Appunto. Gaber aveva già detto che “libertà è partecipazione”, ma se alla fine vince “tutti sono uguali”, qualcosa ce la dovremmo chiedere.
PERÒ LA STORIA NON SI FERMA DAVVERO DAVANTI A UN PORTONE, o a un muro di Trump, o a un accordo tra Europa e Libia, o alle sentinelle di Orban. Il mare sale, e sopra il mare ci sono i migranti, e i muri prima o poi crollano o vengono sommersi. È sempre stato così.
LA STORIA ENTRA DENTRO LE STANZE, LE BRUCIA, LA STORIA DÀ TORTO O DÀ RAGIONE. LA STORIA SIAMO NOI. Entra dentro le stanze, cambia per sempre i loro occupanti, chi si salva, chi si perde. La storia non è una battaglia, ma l’infinita eco di tutte le battaglie, che alla fine suona come una nota sola.
SIAMO NOI CHE SCRIVIAMO LE LETTERE
SIAMO NOI CHE ABBIAMO TUTTO DA VINCERE
O TUTTO DA PERDERE. La storia è anche quello stare sospesi tra prima e dopo, quel momento in cui decidi di perdere l’equilibrio, l’unico modo per non stare fermi. Quella vertigine di riflessi tra quello che era e quello che forse sarà. La storia in fondo è solo una somma sterminata di presenti, quelli di ogni imperatore e quelli di ogni miserabile sconosciuto che è nato, è vissuto e se n’è andato.
POI LA GENTE, PERCHÉ È LA GENTE CHE FA LA STORIA -lo dicevamo, no?- QUANDO SI TRATTA DI SCEGLIERE E DI ANDARE Che a volte scegli e vai perché sei ambizioso, perché sei curioso, perché vuoi saziarti di mondo, altre invece scegli di andare perché intorno a te non c’è più nulla, e allora hai bisogno di un altro pezzo di mondo, di altri uomini e donne, e affronti il deserto, e affronti il mare, e affronti il paese che ti ospita.
TE LA RITROVI TUTTA CON GLI OCCHI APERTI CHE SANNO BENISSIMO COSA FARE (il deserto, il mare, i nuovi vicini)
QUELLI CHE HANNO LETTO UN MILIONE DI LIBRI E QUELLI CHE NON SANNO NEMMENO PARLARE, insomma, tutti
ED È PER QUESTO CHE LA STORIA DÀ I BRIVIDI
PERCHÉ NESSUNO LA PUÒ FERMARE; a volte ci siamo anche illusi che fosse finita, che fossimo arrivati alla fine del tempo. Era un modo come un altro per non ammettere che stavamo andando da qualche parte ma non sapevamo dove.
SIAMO NOI PADRI E FIGLI
SIAMO NOI
BELLA CIAO
CHE PARTIAMO. Bella Ciao, perché a volte la Storia fa lo scherzo di ritornare e ripresentare gli stessi mostri ancora cuccioli. E allora ricordare una formula magica (Bella Ciao è una formula magica), aiuta a restare svegli –non funziona sempre- e a vegliare su quei mostri.
LA STORIA NON HA NASCONDIGLI né per chi respinge né per i corpi che restano a galla, che prima o poi su qualche spiaggia arrivano.
LA STORIA NON PASSA LA MANO e continua ad allungare la serie, già sterminata, di istanti presenti.
LA STORIA SIAMO NOI, sempre noi,
SIAMO NOI QUESTO PIATTO DI GRANO. Sul piatto di grano non ho nulla da dire. Se non che è un’immagine bellissima.
Siamo un piatto di grano, e va già bene così.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
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