C’è una storiella tradizionale africana, proverbiale e abbastanza conosciuta, che vede come protagonisti uno scorpione ed una rana. Lo scorpione chiede un passaggio alla rana per attraversare il fiume. Fossi matta, risponde la rana. Così tu mi colpisci con la coda velenosa e mi uccidi. Tu mi credi scemo, risponde lo scorpione. Ma secondo te mentre mi traghetti in mezzo al fiume io ti pungo con il mio veleno, così affondi e moriamo tutti e due? La rana convinta si carica lo scorpione sulla schiena e inizia a nuotare verso l’altra sponda. Giunti circa a metà del tragitto, la rana sente un dolore fortissimo e inizia a sentirsi male. Mi hai punto! Ma sei pazzo? Perché l’hai fatto, ora moriremo tutti e due! Risponde lo scorpione, amaro. Lo so, ho sbagliato, ora moriremo. Ma vedi, la mia natura è di pungere, non ci posso fare nulla. E’ più forte di me. Questa storiella mi è venuta in mente pensando allo strapotere dell’economia tedesca sull’Europa, una sorta di guerra condotta con altri mezzi. La crisi greca ha messo in mostra, secondo molti osservatori, una spietatezza, nella politica tedesca, persino inquietante. Dopo aver speculato sui titoli di stato greci, le banche tedesche, con l’appoggio del proprio governo, hanno pensato bene di continuare senz’altro a strangolare il popolo greco. E’ nella natura dei tedeschi, si è vociferato a lungo. Come lo scorpione della favoletta. Oggi la Germania si scopre diversa, con un gesto popolare di accoglienza che davvero ha sorpreso tutta l’Europa. La marcia dei migranti provenienti dall’Ungheria, dove il governo ha impedito loro di recarsi al confine, si è trasformata in un evento emblematico, dalle connotazioni storiche. A dire il vero, per primo il popolo ungherese ha dato dimostrazione di essere migliore dei loro governanti, donando al passaggio dei migranti acqua e cibo. Ma l’accoglienza festosa dei tedeschi ha mostrato al mondo un desiderio di riscatto del popolo, di fare i conti con il loro terribile passato, con le loro terribili colpe. Si dirà che anche da loro i torvi, i razzisti, i nazisti, sono in attesa in questo momento di tempi migliori, e torneranno presto. Ma questo gesto mi induce a sperare che chissà, un giorno l’Europa potrà riprendersi dalla triste decadenza morale in cui è scivolata. Addirittura spero che anche gli israeliani possano ricavare una qualche lezione dalla storia e attivare quel processo di pace di cui c’è un estremo bisogno nel Medio Oriente. In questi giorni sono state messe a confronto due immagini molto forti ed emblematiche: quella del bambino palestinese ucciso nella spiaggia di Gaza, centrato con precisione da un missile, e quella ormai storica del bambino siriano nella spiaggia turca. Ci si è domandati come mai foto simili abbiano avuto esiti mediatici così diversi. Io credo che la foto del bambino siriano abbia avuto più “fortuna”, perché, appunto, ci coinvolge non solo come rappresentanza delegata, ma direttamente come popolo. Il bambino siriano ci chiama all’appello. L’urlo di disperazione dei migranti esausti, che cercano di sopravvivere, e di avere una vita normale, ci chiama a raccolta, spesso contro le nostre stesse istituzioni, anche se fosse solo per donare una parola di conforto o una bottiglietta d’acqua. Nelle scorse ore io stesso ho scritto un articolo, dove ponevo a disposizione la mia casa, anche se piccola e affollata, per chi ne avesse bisogno, pur di non vedere più bambini galleggiare morti nel nostro mare. Un articolo che ha avuto il seguito di decine di persone che si sono offerte per la stessa cosa. E mentre scriviamo e leggiamo queste righe, centinaia di sardi, in questo momento, sono all’opera, e lo sono da mesi, per portare cibo, medicine e suppellettili ai migranti che sbarcano in Sardegna, in attesa di raggiungere amici e parenti sparsi per l’Europa. In Ungheria, in Germania, e vicino a casa nostra, c’è un mondo di persone che, silenziosamente, mentre noi ci scandalizziamo delle stupidate di un Salvini e dei suoi simili sparsi per l’Europa, aiutano persone bisognose. E’ bene saperlo, quando ci deprimiamo pensando che non c’è più speranza, e che tutto è perduto.
foto Panorama http://www.panorama.it/news/esteri/migranti-bloccati-alla-stazione-di-budapest/
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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