Delle complicate vicende siriane, ora che l’esercito sostenuto dai turchi di Erdogan ha conquistato la provincia curda di Afrin, questo ho compreso, principalmente. Che Assad, il dittatore siriano, ha impedito la costruzione di un gasdotto che avrebbe tagliato fuori dal mercato Iran e Russia, e consentito agli Arabi (e al Qatar, ma qui la cosa si ingarbuglia ancora di più e sorvolo), alleati dell’Occidente (nonostante siano i peggiori dell’area mediorientale a proposito di diritti umani) di prelevare e vendere gas dallo stesso enorme giacimento situato sotto il Golfo Persico, con una situazione di mercato vantaggiosa per americani e europei. Eccoti la guerra. Ed eccoti gli schieramenti. Questo basta all’antropologo per capire le motivazioni più forti. Dai primi branchi di ominidi, alle moderne guerre, la motivazione resta una ed una sola: le risorse. Le guerre si combattono per le risorse, una sorta di motore universale dalla quale non si può prescindere. Tuttavia, le migliaia di bambini uccisi in Iraq, Palestina, Siria, per colpa di guerre di puro potere economico e politico provocate o indotte dagli occidentali, restano un numero statistico fino a che non giunge davanti ai nostri occhi una qualche immagine. Una madre piangente, un padre impietrito dal dolore, con un bambino esanime tra le braccia. E’ un attimo. Scatta il meccanismo dell’immedesimazione, che ti porta dentro la polvere e le macerie di quella guerra, quella guerra che fino ad un attimo prima stava dietro uno specchio. Con orrore, ti ritrovi nel panico, in fuga. Fuggi disperato e, in braccio, hai il tuo bambino. Troppo tardi. Il pensiero funesto ti ha aperto una falla nella mente, un varco velenoso dove affoga istinto e rabbia. Vorresti scacciarlo, quel pensiero, quell’immagine, ma non puoi. Troppo tardi. Tu sei lì. Ma questa emotività che colpisce la parte sensibile della società occidentale, quella non ancora devastata dalla semplificazione dei valori quantitativi, è facilmente manipolabile. Se la guerra in Siria nasce per indirizzare il mercato e l’afflusso del petrolio e del gas, altrettanto potente sarà la guerra di propaganda nell’Occidente, tendente, sempre e comunque, a convincere la gente della giustezza di quella guerra. Ci diranno che Assad è un criminale, si inventeranno qualche arma chimica, e la guerra proseguirà, a costo di finanziare l’Isis. Tuttavia, non sono solo i governi, i grandi produttori di armi, i petrolieri, le multinazionali, i banchieri, a far girare questo motore. L’inconsapevolezza di chi è vittima del lavaggio del cervello della propaganda occidentale è, in un certo senso, complice quanto chi costruisce le bombe a Domusnovas. E la rincorsa al benessere materiale, il cedere la propria porzione di umanità al consumismo, significa partecipare pienamente al sistema che critichiamo, e che ci sta portando alla rottura degli equilibri mondiali. Sono finiti i tempi in cui pensavamo al mondo delle guerre come ad una cosa lontana, ammesso che ci si pensava. Oggi ci siamo svegliati e quel mondo, il mondo del caos, della paura, del terrore, del sangue e delle macerie, sta arrivando qui da noi. Prima o poi doveva succedere, non potevamo pensare che per anni, per decenni, si bombardava tranquillamente l’altrove senza che ci tornasse indietro nulla. Sta tutto tornando indietro, ora. Sta tornando indietro sotto forma di terrore delle schegge impazzite, sotto forma di quelle immagini che lacerano la mente, sotto forma di carichi di umanità disperata e senza speranza, di cui non sappiamo che farne, se non combatterla come nemica. Nemica di cosa, se è il prodotto degli squilibri provocati dagli eccessi del sistema coloniale, mercantile e consumistico? Tempo fa scrissi che sarebbe anche ora di capire che è giunto il momento di arrenderci a quella cosa terribile che gli esseri umani hanno rifiutato in tutta la loro storia. Quella cosa che si chiama Pace. L’unica cosa alla quale, oggi, ha senso arrendersi. Lavorare per la pace con la rabbia e l’ostinazione che merita il voler dare un futuro al pianeta e alla specie umana, che non sia di avidità e di terrore.
foto tratta da Sibialiria blog http://www.sibialiria.org/
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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