Che belle le sensazioni: non ti legano a faticose analisi, a difficili indagini, ma spesso ti dicono la verità. Sentite a esempio questa di Savina Dolores Massa che rubo senza permesso da un suo post di poche ore fa su Facebook: “Forse il mio impulso mi porterà ancora all’ennesimo sbaglio, però mi pare di assistere all’omicidio di un uomo perbene. Auguri al prossimo”. Ho avuto anch’io questa sensazione assistendo alle vicende del sindaco Marino. Non sono riuscito a esprimerla con la geniale semplicità di una grande scrittrice come Savina e sul piano lessicale non ho neppure pensato che questa locuzione, “uomo perbene”, nella sua antica classicità racchiude il nostro sogno della politica: potremmo essere comunisti o neo liberali, socialdemocratici o clintoniani, ma alla fine invecchiando si scopre sempre che l’obiettivo è quello di mettere al comando uomini “perbene”. A me certi miei amici accademici mi prendono in giro, oltre che perché dico “a me mi”, anche perché sono un appassionato di sliding doors, le porte scorrevoli della storia, quei momenti magici in cui le cose avrebbero potuto facilmente prendere un’altra direzione e il mondo che conosciamo ora sarebbe diverso. E siccome parte importante della mia storia è la sinistra italiana, nei giorni scorsi, sfogliando un saggio di recente pubblicazione, mi sforzavo di immaginare tutti i possibili percorsi ideologici e storici di questo ambito politico nell’ipotesi che Gramsci fosse sopravvissuto al Fascismo. Se a esempio quel tentativo di scambio con certi prigionieri in Russia, di cui si parlava nel libro, gestito in maniera oscura dal Vaticano e da Mussolini, fosse andato a buon fine e dal regno di Stalin, dopo la Liberazione, a gestire la sinistra italiana non fosse tornato Togliatti ma Gramsci. Sapete che queste isgiabidure mi producono un grosso sforzo in quello che mi è rimasto di collegato nella scatola cranica? Devo giocare sulla verità, approfondirla anche negli aspetti che non conosco bene, riflettere e riflettere, se voglio che l’immaginario abbia una dignità storica e il gioco riesca. E quindi ho riflettuto, ripassando Gramsci all’inverosimile, per arrivare a scoprire che era soprattutto un uomo perbene. Perciò non aveva speranze. E il gioco di sliding door su di lui non sono riuscito a farlo.
C’è una maledizione nella sinistra italiana – e qui torno alla supremazia della sensazioni – per la quale gli uomini perbene, quelli con un senso dello Stato e del Popolo più forte di quello del partito e del potere (e ora anche degli affari), quegli uomini più di tanto non possono andare avanti. Se mi dico Berlinguer, penso di avere esaurito l’elenco delle eccezioni. Ma in genere quando un galantuomo emerge, la sinistra italiana si arrende al suo congenito cupio dissolvi e lo liquida. Si pensi alla strabiliante vicenda di Prodi, l’unico che avrebbe potuto evitarci il Ventennio berlusconiano (a proposito di sliding doors), fatto fuori per tre volte con l’oggettiva complicità di suoi alleati della sinistra. E per terza volta intendo la squallida vicenda della presidenza della Repubblica.
E sempre parlando di sensazioni e di gente perbene, penso a Nicola Sanna, il sindaco di Sassari. Come Marino è fuori dai giochi dell’apparato Pd, anche se a differenza di Marino lo conosce molto bene, come lo conosce Prodi, e sa quindi chi e come ogni tanto si distacca dal gruppo per azzannarlo. Non sono morsi profondi, ma alla fine ti dissanguano, è una tattica di guerriglia che porta allo sfinimento e che nelle intenzioni dei guerriglieri prolunga sapientemente una vita amministrativa che vogliono mantenere stentata. Tanto che alla fine se il sindaco dovesse rompersi le balle, sciogliere il consiglio e tornare al voto, non avrebbe più quella matematica certezza di vincere sulla quale poteva contare sino a qualche mese fa. Anche Sanna, come Marino e come Prodi, con la sua sfacciata vittoria alle primarie e con la sua travolgente vittoria alle amministrative, ha toccato, forse addirittura senza volerlo del tutto, interessi enormi. Non parlo di criminalità come a Roma, beninteso. Ma parlo delle prese di possesso, delle spartizioni di enti e istituzioni, del brodo di coltura che da tempo è l’habitat della politica sarda. Voi direte, che cosa c’entra tutto questo con l’amministrazione comunale di Sassari? E con quella di Roma? E con Romano Prodi? E cosa c’entra il Pd con la sinistra? Che pasticcio! Non lo so, ve l’ho detto, oggi vado per sensazioni.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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