Qualche giorno fa, su La7 in un servizio al Circolo Arci di Bologna “Ferdinando Benassi”, si parlava di politica. Lì ci trovi gli assidui frequentatori, persone che hanno votato a sinistra per decenni e decenni. Sono convinti antifascisti anche perché tra loro c’è chi ha partecipato alla Resistenza. Tra un burraco e una tombola si ragiona di Italia e migranti. Senza neanche una titubanza, al microfono, dicono che Salvini sta facendo proprio bene. In sintesi perché “non possiamo ospitarli tutti”. Il video, manco a dirlo, è stato subito condiviso nella pagina di Salvini. Premesso che l’ombra del pregiudizio, in qualsiasi forma, aleggia in ciascuno di noi. Le nostre simpatie o antipatie ci orientano e ci fanno interpretare fatti e parole. Sto dicendo delle banalità MA il difficile sta nel riconoscerlo di volta in volta. E premesso che non si può ridurre le migrazioni di un popolo di qualsiasi epoca e di qualsiasi luogo del globo, in chiacchiere da bar, non li si può ridurre a frasi da T9 o in numeri. Fatte queste premesse, dico che il servizio de La7 non mi ha meravigliato più di tanto. Tra alcuni amici con cui ho condiviso passione e adesione alle idee di sinistra, già da tempo ho avvertito in loro un certo… fastidio? Imbarazzo? Frasi del tipo “Siete troppi, non possiamo aiutarvi tutti” o una delle mie preferite “Se aiuto te poi devo aiutarvi tutti” (in realtà non conosco la legge cosmica che li obblighi), dette da loro, mi lasciano interdetta. Posso capire il peso morale di guardare in faccia l’iniquità della vita, ma perché senti il carico di “aiutarli tutti” (nota le virgolette) elargendo una moneta da un euro? Lo so che è solo un modo per rimboccare la coscienza a quel punto però, dico io: non vuoi cacciar di tasca la moneta, ok. Ma non ti pare che sparare un “siete troppi” possa avere un sapore LEGGERMENTE umiliante? Divagavo. Forse. Capisco che il mio giro di amicizie (non ditemi “cambia giro”, perché siamo circondati) non possa essere un campione sul quale costruirci una statistica nazionale ma osservo e ascolto, e la mia impressione è che (a pensar male si fa peccato…) ci sia in realtà una schiera, e non sono neanche pochi, di chi si dice a sinistra ma che sotto sotto ammicca a Salvini. Non tutti hanno l’ardire di palesarsi come ha fatto uno degli intervistati al circolo di Bologna “Ho votato per sessant’anni la sinistra, questa volta ho votato 5 stelle ma mi sono pentito di non aver votato Salvini” Lui lo ha ammesso ma non tutti giocano a carte scoperte. Ricorda i tempi della DC quando nessuno ammetteva di averla votata eppure ugualmente sbancava alle urne. Evidentemente non basta autocertificarsi di sinistra per esserlo, così come non basta dichiararsi un medico se poi ti mancano laurea e studi.
Non so, alla fine saremo costretti a convivere con dei combo assemblati. Rappresentanti della SinEstra: ufficialmente a sinistra ma, come nei ristoranti, in fondo a destra. Osservateli perché, sicuro, ne avrete anche voi tra gli amici. Se li studiate bene, li riconoscerete. Siate astuti a scovarli e portateli pian piano e con l’inganno al discorso, vedrete che verranno allo scoperto.
E la cosa che personalmente mi dà più fastidio è che, per colpa di questi mostri a due teste, a un certo punto mi sono sentita… che dico abbandonata, proprio spodestata dall’appartenere al MIO orientamento. Ma allora mi avete ingannata, non ero io a occupare abusivamente quel posto. Aridatemelo!
Sparo pixel alla rinfusa, del resto sono nata sotto un palindromo (17-1-71), non potevo che essere tutto e il contrario di tutto. Su una cosa però non mi contraddico «Quando mangio, bevo acqua. Quando bevo, bevo vino» (cit. un alpino)
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