“Fare l’eremita, che rinuncia a sé”. Invece io, col tempo, ho maturato l’idea che la scelta dell’eremita sia un supremo atto di egoismo: allontanarsi da tutto, per salvarsi dalla sofferenza del tutto. Mentre la cucina di casa liberava i profumi del pranzo di ferragosto e per aperitivo mi servivano un vermentino ghiacciato, a trenta chilometri da me la signora M. sedeva accanto al letto di una anziana degente, all’ospedale di Olbia. Le avrà imboccato la minestra, una cucchiaiata dopo l’altra, le avrà ridotto la fettina di carne in minuscoli bocconi, perché le deboli mandibole dell’anziana ammalata potessero masticarla, le avrà sbucciato la frutta e spezzato a metà la pasticca ordinata dal medico, mezza per volta, dopo i pasti. Ogni tanto avrà lanciato un’occhiata alla finestra, infilando lo sguardo tra le tapparelle socchiuse, per spiare la città sonnecchiante nel più profondo giorno d’estate. Magari le avrà cambiato il pannolone zuppo e l’avrà ripulita, pur avendola conosciuta solo un giorno prima. Tutto questo, per dodici euro l’ora. In quelle dodici euro ci sono il suo viaggio in auto dal paesino dell’hinterland all’ospedale, le buone maniere, il vestito vintage stirato di fresco, i sorrisi rassicuranti, una mano nella mano nei momenti bui e tutto quanto un’assistente geriatrica ha imparato in una vita. Non credo si scelga una professione simile per le dodici euro l’ora. Nel saper vincere la naturale repulsione fisica verso un prossimo sconosciuto, credo vi sia l’essenza pura dell’amore disinteressato, oltre le dodici euro l’ora. Penso a tutte le signore M. che oggi hanno sbucciato la frutta ai vecchi, negli ospedali e nelle case vuote, alle signore M. che quei vecchi li hanno lavati per garantire umana dignità alla loro giornata di festa. Più passano gli anni, più penso che quel che resta della nostra civiltà sopravviva grazie all’opera umile di chi non ha paura di mettere le mani nel pannolone di un anziano sconosciuto. Per dodici euro l’ora, anche se non è con i soldi che si misura questo amore.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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