Oggi il sindaco di Olbia Settimo Nizzi ci ha confermato che esistono gli arabi buoni e quelli cattivi: è tutta una questione di conto in banca. Nizzi ha promesso all’ambasciatore del Qatar, oggi in visita in Gallura, di intitolare una delle scuole cittadine travolte dall’alluvione del novembre 2013 alla madre dell’emiro, la signora (sarà lecito usare questo titolo?) Sheikha Mozah bint Nasser al-Missned.
Non si ha notizia di relazioni tra la mamma dell’emiro e Olbia, non si sa se sia mai stata a Olbia e non si sa neppure se abbia idea di dove si trovi la Sardegna, considerando la miriade di investimenti nel mondo delle finanziarie di Doha. Si sa per certo che, a Olbia, c’è tanta gente che meriterebbe di vedersi intitolare una scuola, per le sofferenze che quel terribile cataclisma ha inflitto alla città e per le tante prove di maturità e spessore umano che Olbia seppe fornire in quella tragica occasione. Ma tant’è. Come tutti sanno, la famiglia reale del Qatar ha investito un sacco di soldi tra la Costa Smeralda di Arzachena e Olbia: si presume che, per il sindaco di Nizzi, questo riguardo rappresenti un segno di riconoscenza. Si dà il caso che Settimo Nizzi sia un quotato esponente sardo di quel centrodestra italiano che ha, tra i punti forti del suo programma politico, la difesa dei nostri costumi e della nostra cultura dall’inesorabile avanzata musulmana. Prima delle elezioni comunali del 2016, Nizzi si fece fotografare assieme a Matteo Salvini, acerrimo nemico delle moschee, che raggiunse fisicamente Olbia per dimostrare con segno tangibile il suo sostegno al candidato del centrodestra, in quel momento deputato della Repubblica. Peraltro i rumors della politica danno Settimo Nizzi per favorito, nella corsa alla candidatura a presidente della Regione: Berlusconi avrebbe già dato il suo assenso, alcuni mesi fa. Tornando alla faccenda odierna, si dà anche il caso che la forma di Stato del Qatar sia una monarchia assoluta, nella quale non esistono partiti politici e la giustizia viene amministrata secondo la legge islamica, nella sua interpretazione più radicale. Ma questi mica sono musulmani straccioni, questi sono musulmani chic, zeppi di petrolio e imbottiti di banconote, quindi appartengono alla categoria degli arabi buoni. Per ingraziarseli, si può anche intitolare una scuola alla matriarca e dimenticare per un momento difesa dei connotati culturali e diritti civili.
Ad un altro musulmano, Karim Aga Khan, cinquantatré anni fa la confinante Arzachena conferì la cittadinanza onoraria. Con la differenza, rispetto alla signora Sheikha Mozah bint Nasser al-Missned, che quel giovane Imam in Gallura ci passava mesi interi della sua vita, per curare lo sviluppo di un progetto turistico che mezzo secolo dopo funziona ancora. Se questa politica della mano tesa non facesse distinzioni di censo e fosse un ponte tra due culture sarei il primo ad applaudire. Invece mi pare solo un ridicolo inchino ad un portafogli.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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