Mi hanno sempre insegnato, da giornalista, che per vendere copie bisogna essere anti potere. Persino quando lavoravo nella Nuova Sardegna della Sir di Nino Rovelli, che campava di potere (la Sir, non la Nuova), l’atteggiamento istintivo era quello di atteggiarsi a cani da guardia che ringhiavano contro il potere. Se cominci a scrivere che tutto va ben madama la marchesa perdi copie. Il Corrierone, a lungo il giornale della classe dirigente non soltanto lombarda, è sempre stato attento a mascherare le sue simpatie e darsi l’aria di giornale indipendente. La Repubblica, giornale progressista, ha perso popolo quando ha smesso di essere troppo severa con governi che sentiva vicini. Non vedo che differenza ci sia con la politica. Non mi avventuro in discorsi nazionali. Guardo la mia Sassari. Il Pd ha perso perché è stato visto come partito di potere. “Percepito” dicono meglio quelli che queste cose le dicono di mestiere. E’ proprio così. Nessun giudizio, in fondo, su capacità e meriti reali di governo: un giudizio contro il potere in sé, inteso come categoria, e contro un partito che non ha fatto niente per non identificarsi in essa. Una classe politica che con tutti gli strumenti a sua disposizione ha in questi giorni offerto la sfacciata e irritante immagine di una Sardegna dove tutto va bene, dal lavoro, ai trasporti (persino la rete ferroviaria!) sino all’energia. Un partito, nell’immagine, appunto di potere più che di governo. E ora proprio la sinistra sassarese, più di altre, deve secondo me fare una riflessione urgente. Sassari ha una giunta di sinistra, ha un sindaco del Pd, ha in Regione le due cariche più visibili: quella del presidente della giunta e quella del presidente del consiglio. Nessuno può certo accusare la classe politica sassarese di avere portato fieno in cascina, intendendo per cascina la loro città. Io, anzi, li accuserei proprio del contrario anche se mi dicono campanilista e che da qualunquista quale sono non capisco che “bisogna fare sistema” a livello regionale. Boh! Insomma, nonostante io pensi che Nicola Sanna non abbia amministrato male, che Francesco Pigliaru in termini di immagine abbia pagato soprattutto per la crisi della coalizione che lo sostiene e per quella più generale della economia e della cultura politica sarde, che Gianfranco Ganau sia il migliore presidente del consiglio che questa assemblea regionale possa augurarsi, nonostante tutto questo c’è una classe politica sassarese di sinistra divenuta simbolo a livello regionale di una crisi della sinistra. I sassaresi percepiti come simbolo del potere e puniti per questo. Proprio Sassari, la città più debole e in crisi della Sardegna. E’ un contrappasso che Dante ci andrebbe a nozze. Chissà a quali riflessioni porterà questa situazione. E’ vero che ora la sinistra sul piano nazionale deve fare di necessità virtù e a maragana deve prendere le distanze dal potere. Ma sono curioso di vedere se anche questi tre politici sassaresi che personalmente, uno a uno, io stimo riusciranno nella residua azione amministrativa a svincolare la loro immagine da quella di un potere misterioso e ostile. Questo prima che anche i governi cittadino e regionale vengano rimessi in discussione. E mi auguro inoltre che qualunque loro riflessione tenga conto del fatto che la società in questi ultimi anni è cambiata forse più di quanto possiamo capire, che le dinamiche di scelta che hanno fatto di loro una classe politica, ci piaccia o no, sono adesso molto diverse. Ps. Per quanto riguarda le vicende sarde, devo dire che la vittoria (alle ore 11, quando scrivo, sembra data per sicura) in Gallura del mio collega di SardegnaBlogger Nardo Marino mi ha riempito di gioia. E non soltanto perché, come i 5 Stelle hanno fatto anche da altre parti, ha bloccato la destra. E continuo a chiedermi: ma se uno in gamba come Nardo, con il quale ci siamo sempre trovati d’accordo su tutto, dall’etica alla politica, con il quale ridiamo delle stesse cose (e il senso dell’umorismo è uno dei fattori umanamente più unificanti) sta con i 5 Stelle, che cosa mi sfugge dei 5 Stelle?
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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