Il giro d’Italia parte dalla Sardegna. Mi ricordo quando passò negli anni settanta ad Alghero: ci partecipavano, tra gli altri, Gimondi e Motta e dovevano percorrere in una sorta di circuito circa quattordici giri e il traguardo era in passeggiata, davanti alla torre di Sulis che da ieri notte si colora di rosa ed è sinceramente un bel vedere. Il giro è un’occasione, una vetrina unica, il ciclismo è lo sport più popolare dopo il calcio e molto amato anche se, negli ultimi anni, ci sono stati molti ripensamenti, almeno da parte mia. Il ciclismo è l’uomo solo al comando, quello che fugge per 300 chilometri per vincere la sua unica tappa della vita e poi ritornare con tranquillità a fare il gregario. Ho sempre visto il ciclismo dalla parte di Panizza più che di Moser. Il ciclismo è uno sport che racconta storie di uomini e non è semplicemente fatto da uomini che costruiscono la storia. Non è solo sudore e fatica ma è tattica: saper partire al momento giusto, cercarsi gli amici adatti per quella fuga, saper stare uniti, aspettare il compagno ma anche l’avversario. Il ciclismo è dignità ed è sorriso dopo molte smorfie, è la pedalata che ti accompagna per affrontare la vita. Il ciclista è quell’atleta che sa partire quando il cuore glielo suggerisce. Poi, certo, molte discese verso l’inferno, il doping, le schifezze. Quel Pantani che saliva e si aggrappava alla vita e non avevamo capito quanto a volte un uomo in mezzo ad una squadra può essere terribilmente solo. Benvenuto giro in questa terra. Per la Sardegna una buona notizia tutta colorata di rosa.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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