Un cesso.Se vi capitasse di viaggiare sulla 131 Dcn, buttate l’occhio all’esposizione di rifiuti sulla piazzola all’altezza dell’uscita per Siniscola.In mezzo al vario pattume, qualcuno dotato di senso dell’umorismo ha depositato nello slargo un water, forse il residuo inutile di un bagno da rifare e di cui non sapeva come disfarsi.Ieri ho viaggiato per la Sardegna. Andando piano, ho fatto attenzione alle piazzole lungo la statale 125, tratto Olbia-Arzachena, e poi quelle sulla 131.Mi sono vergognato di essere sardo.
Una mia anziana parente, un po’ acciaccata, ha avuto bisogno di una Tac.Io vivo in Gallura. Noi ci vantiamo di stare in Costa Smeralda, si dice la zona più benestante dell’Isola per i motivi che ci siamo raccontati mille volte. Eppure, non c’era modo di fissare l’appuntamento per una Tac in una struttura pubblica in tempi ragionevoli, e il tempo ragionevole implica che ad averne bisogno era una ultraottantenne.Peraltro il mio Comune, Arzachena. è persino sprovvisto della guardia medica.Per farla breve, siamo dovuti ricorrere ad uno studio privato a decine di chilometri da casa.Dirò dopo delle condizioni in cui l’esame è stato svolto.
Il primo segmento del nostro percorso è stato la statale 125, nel tratto tra Olbia e Arzachena.Nella luce pallida del mattino, quelle montagnole di immondizia nelle piazzole facevano più schifo del solito. Buste appassite, pattume sfuso. Non ce n’era una che non fosse ricoperta di uno strato lurido di involucri oleosi.Ho pensato che la classe dirigente della Gallura non è stata capace di trovare una soluzione a questo degrado, segnalato regolarmente ogni anno, sempre uguale a sé stesso, sempre causa di qualche isolata protesta, sempre più flebile.Proteste senza risultati, ma forse manco neppure più sufficienti a provocare l’indignazione delle comunità civili che vedano così deturpato alla vista l’ambiente in cui vivono.
Ma poi il mio viaggio è proseguito oltre Olbia e ho con raccapriccio constatato che le piazzole della 131 non sono in condizioni migliori della 125, fino all’apoteosi del cesso nei pressi dello svincolo per Siniscola.
Ho mentalmente stabilito una connessione tra questa incuria e la stessa che ogni anno determina gli incendi.In entrambi i casi, si può liquidare il tutto cercando un capro espiatorio.Il maleducato abbandonatore di sacchetti della spazzatura, meglio se turista;lo psicopatico piromane, meglio se turista.E poi, man mano salendo nell’elenco delle responsabilità per alleggerirsi la coscienza, ecco raggiungere l’apice con Stato patrigno, che non finanzia la pulizia delle cunette o non manda mezzi sufficienti per spegnere gli incendi.Di modo che la colpa sia sempre degli altri e mai di noi sardi.Il problema è che con piromani pazzi e maleducati sporcaccioni dovremo sempre fare i conti, per una semplice questione di numeri: per ogni tot abitanti, il pazzo e il lurido rientrano nel caso statistico.Siccome follia e maleducazione non possono essere previsti né controllati, chi ha a cuore la propria terra dovrebbe mettere in condizione di non nuocere il folle e il maleducato.In entrambi i casi, si tratta di curare i luoghi in cui si vive.Con la differenza che neutralizzare i possibili danni provocati da un piromane è molto più complicato rispetto a quanto lo sia ripulire, giorno per giorno, le piazzole ridotte a discariche.Ma sarà così difficile organizzare un servizio di camioncini che ogni giorno battano le strade per raccogliere la sporcizia lasciata dai maleducati di cui sopra?A me non sembra un’impresa titanica.
Sulla 131, più o meno all’altezza di Budoni, la quattro corsie si riduce a due.Da qualche mese sono in corso dei lavori e per molti chilometri si procede a doppio senso sulla stessa carreggiata, anche dentro le gallerie.Ho viaggiato verso Budoni diverse volte, negli ultimi mesi. Le differenze, rispetto al viaggio di ieri, sono principalmente due:Nei mesi scorsi c’erano operai al lavoro, ieri non ne ho visti;il traffico adesso è davvero intenso, il che aumenta decisamente i rischi causati dalle carreggiate striminzite.Come sia possibile che questi cantieri, una volta aperti, perdano il carattere di provvisorietà, io non so dirlo.
Dopo un paio d’ore di viaggio ho depositato la mia anziana parente davanti allo studio medico, ho parcheggiato dove potevo e l’ho raggiunta.Eravamo in tanti, tra pazienti e accompagnatori, ad un certo punto ho contato una trentina di persone.Causa covid, siamo stati costretti a stazionare all’esterno del laboratorio, in piedi, sulla striminzita porzione di marciapiede tra la strada e il laboratorio.Per qualche minuto è anche piovuto e ho pensato che la sfiga si diverta un mondo, quando c’è da accanirsi su un cittadino già pieno di problemi per conto suo.Ogni tanto usciva un addetto e raccoglieva le prenotazioni. Quando è venuto il momento della Tac, abbiamo appreso che per sottoporsi all’esame bisognava spostarsi al piano superiore.Per via esterna, scalando il marciapiede in salita e infilando un ampio ingresso che nascondeva una ripida rampa da garage.Mi faceva male al cuore vedere quel gruppetto di vecchi arrancare sull’aspra pendenza con la lingua penzoloni, al seguito del responsabile del laboratorio che sembrava la guida di una comitiva turistica.Dopo la Tac, abbiamo dovuto aspettare un’altra ora – sul marciapiede, ovviamente – che i dischetti con le immagini digitali fossero pronti.Il referto, invece, viene spedito via corriere: 18 euro per la consegna, da aggiungere ai 140 dell’esame.Un terzo della pensione della mia anziana parente.
Ce ne siamo tornati mestamente a casa e io ogni tanto buttavo un occhio alle piazzole sporche, sforzandomi di distinguere i marchi delle grandi catene alimentari sulle buste abbandonate al sole.
Verso casa, al caldo feroce del primo pomeriggio, sono sfrecciato davanti alla piazzola dove da qualche settimana una ragazza, credo sudamericana, si offre a chi cerca compagnia a pagamento.La piazzola era pulita. Suppongo sia lei a prendersene cura.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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