Una misteriosa epidemia che uccide i bambini di Cabras, un possidente assassinato, il Cagliari calcio nelle mani della Saras.
Non necessariamente in quest’ordine.
La Sardegna di cinquantacinque anni fa, venerdì 22 giugno 1967, me la raffiguro leggendo le cronache dei quotidiani nazionali di quella giornata. E cerco di immaginare, attraverso lo spazio concesso alle notizie sui fogli dei quotidiani, come considerassero la Sardegna dall’altra parte del mare.
Ci sono diversi importanti fatti di cronaca, in quel 22 giugno del 1967.
La pagina degli interni del Corriere della sera, in un minuscolo trafiletto, dava conto di una misteriosa epidemia che aveva causato la morte di quattro bambini a Cabras.
L’articolista spiegava che non c’era alcun motivo di temere un estendersi dell’emergenza, così almeno assicurava il medico provinciale di Cagliari Lucio Pintus.
Le analisi sull’acqua e sul latte avrebbero escluso, così stabilirono le autorità sanitarie, la contaminazione di questi elementi quale causa scatenante del morbo, cosicché le indagini mediche presero a concentrarsi sulle precarie condizioni igieniche in cui vivevano le piccole vittime.
In realtà, nei giorni seguenti i decessi di bambini salirono a dieci e per altre settimane si continuò a parlare di epidemia misteriosa: L’Unità del 20 luglio, oltre un mese dopo le prime avvisaglie del male, racconta di due bambini morti a Laconi, di contagi da tifo a Lotzorai e di altri casi segnalati a Galtellì.
Ma l’assessore regionale Latte, intervenendo in Consiglio regionale, fu costretto ad ammettere che le cause dell’epidemia non erano ancora state determinate. Solo qualche tempo dopo si seppe che a causare quelle morti fu il colera infantile.
Uno spazio più vistoso il Corriere dedicò, quel 22 giugno, all’assassinio del 44enne maestro elementare Innocente Figus, ucciso a colpi di fucile mentre, alle prime luci del giorno, si recava a prelevare il latte da una delle sue tenute agricole, a Santa Giusta.
Ho provato a cercare notizie sul povero Figus su Google, ma non ho trovato uno straccio di indizio che mi abbia permesso di venire a capo sugli sviluppi dell’omicidio e se i responsabili dell’agguato siano stati assicurati alla giustizia, come si usava dire secondo il frasario dei bravi cronisti del tempo.
Ma la notizia di maggiore rilievo dalla Sardegna, sul Corriere, la merita il calcio. Perché quel 22 giugno del 1967 il quotidiano di via Solferino intervista l’ingegner Paolo Marras, presidente del Cagliari calcio, a capo di una cordata che ha appena rilevato la proprietà del club e garantisce di avere i mezzi finanziari per scongiurare la cessione di Gigi Riva.
L’intervistatore incalza Marras, domandandogli a più riprese se in quell’avvicendamento societario abbia avuto un ruolo la Saras di Moratti. Marras sostiene che la Saras e Moratti abbiano avuto solo un ruolo marginale e che sia solo una pura combinazione se proprio dei delegati della Saras si siano recati in banca per definire il passaggio di proprietà. La verità vera la si saprà negli anni seguenti, quelli trionfali dello scudetto.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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