Capita che una viaggiatrice posti su Facebook la foto della versione giapponese del magazine dell’Alitalia, compagnia di bandiera italiana, e la cosa faccia il giro del web. Sul volo Roma – Tokio, a quanto pare, il magazine dell’Alitalia suggerisce ai giapponesi i luoghi da visitare in Italia, con una cartina geografica che ha una particolarità: rappresenta l’Italia, ma senza la Sardegna. La Sardegna scompare dalla carta geografica dell’Italia. Occorrerebbe per la sua gravità, una inchiesta ufficiale su questa vicenda, che ne chiarisca i contorni. Ora, noi sardi siamo abituati a certe dimenticanze. Tuttavia, in questo caso, il danno all’immagine è concreto. A netto delle battute di spirito, piuttosto fuori luogo, sul fatto che, evviva, “Sa Sardinia non est Italia”, il comportamento della compagnia di bandiera è censurabile e crea danni di immagine all’isola reali, perché al giapponese che viene in Italia si propone l’idea della Sardegna come terra priva di interesse, persino inesistente. Il gesto taglia completamente fuori la Sardegna dal ricco mercato turistico giapponese, che invece potrebbe trovare, nelle tradizioni e nella storia dell’isola, motivi di attrazione. Quantificata la cosa in soldoni, ci sarebbe da richiedere i danni all’Alitalia, perché la Regione spende un sacco di soldi per promuoversi all’estero e tutto questo finisce per essere vanificato. Sono soldi che perdono i nostri operatori turistici, i gestori dell’ospitalità, i venditori di prodotti tipici, e a cascata tutti i sardi, nessuno escluso. A voglia di fare lo stand all’Expò. La sensazione che perdura, al netto dei complottismi, è che il sistema turistico italiano intenda l’isola quasi come un competitore, piuttosto che una parte integrata del sistema stesso. Il flusso del turismo in Sardegna non fa sistema con il Paese, sembrerebbe. Ammesso e non concesso che fosse vero, ciò sarebbe certamente il risultato di cattive politiche storiche di integrazione territoriale, non certo per l’isolamento geografico. Lo vediamo, per converso, nella vicenda relativa alla Tirrenia, al caro traghetti, e alla continuità territoriale in genere. Lo Stato non investe nella continuità territoriale sarda, è evidentemente scettico sull’integrazione della Sardegna nel sistema turistico italiano, non la considera un richiamo turistico per il paese. E’ un problema questo che investe anche altri settori, come quello relativo alla cultura. Che interesse può avere, lo Stato italiano, a investire nella storia nuragica sarda, se poi è convinto che essa toglie turisti all’Italia, invece che aggiungerne? Ecco dunque che una delle scoperte archeologiche più importanti del secolo, quella dei Giganti di Mont’e Prama, finisce per essere trascurata, addirittura denigrata, tanto da condizionare, persino, la mentalità dei sardi stessi che non vogliono passare per vanagloriosi mitopoietici. E così la storia nuragica scompare dai libri scolastici. Questo per dire che la gaffe dell’Alitalia non è un episodio, ma il sintomo di un rapporto tra Stato e Regione che ha nella rappresentazione distorta dei modelli culturali e anche nella speculazione economica localistica la sua natura perversa. Mentalità deformata che parte soprattutto dall’establishment nazionale, ma che si è diffusa, secondo la teoria dell’egemonia gramsciana, anche tra i sardi. I quali accolgono acriticamente questi modelli culturali, oppure li respingono in toto senz’altro, creando quel bipolarismo interno che solo danni sta facendo alla cultura sarda. E tuttavia , al di là delle questioni antropologiche, resta un punto da chiarire, quando la Regione, come speriamo, chiederà il conto dei danni all’Alitalia. Quando il governo Berlusconi, come dice qualche osservatore, degli “amici degli amici”, decise di salvare la compagnia di bandiera spendendo 3 miliardi di soldi pubblici, di soldi dei contribuenti, tra costoro, c’erano anche i sardi? Certamente. Allora, sarebbe il caso di ricordarsi della Sardegna non solo quando c’è da prendere, ma anche quando c’è da dare.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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