La piccola era poco più di una ragazzina, aveva solo 25 anni. Le altre erano due belle e distinte signore che si avviavano verso la quarantina. E’ la storia delle tre sorelle Mirabal, che vivevano nella Repubblica Dominicana alla fine degli anni ’50, paese che in Italia conosciamo meglio con il nome della sua turistica capitale, Santo Domingo, e che divide una parte dell’isola Hispaniola con un altro paese povero, Haiti. Uno strano destino unisce questi due paesi, oltre alla stessa isola e alla povertà: fin da quando Colombo la avvistò, prima fra tutte le terre americane, e gli indios furono sterminati e sostituiti dagli schiavi africani e dai coloni spagnoli, una lunga sequenza di secoli caratterizzati da guerre, rivolte, feroci dittature si sono susseguiti senza sosta, intrecciandosi con la storia dello sfruttamento delle risorse di questi luoghi. Hispaniola divenne il regno della canna da zucchero, risorsa fondamentale per gli americani degli Stati Uniti che qui piantarono le loro imprese e i loro governi fantoccio. Nonostante una tradizione repubblicana che risaliva fin dalla seconda metà dell’800, gli Usa, come fecero con Portorico e tentarono di fare con Cuba, imposero, nel 1924, un feroce dittatore per curare i loro interessi, dopo la fulminea occupazione militare del 1916. Tale Generale Trujillo, fu posto a capo del paese per curare gli interessi dei produttori di canna da zucchero e governò per decenni opprimendo e annientando con incarcerazioni, torture ed uccisioni l’opposizione democratica del paese. Accusato, tra le altre cose, di discriminazioni razziali, si rese protagonista del massacro di 20 mila haitiani che risiedevano al confine con la Repubblica Dominicana. Nel frattempo con la sua famiglia esportava all’estero immense ricchezze sottratte al paese. Nonostante gli aiuti americani, il tasso di povertà del paese non cambiò di molto. Il malcontento dilagava nel paese, ma il terrore che sapeva infondere il dittatore garantiva una certa stabilità politica. Non aveva fatto i conti, però, con le tre sorelle Patria, Minerva e María Teresa Mirabal, donne agguerrite e colte. Insieme ad altri patrioti, compresi i loro consorti, crearono una dura opposizione al regime, il cosiddetto movimento denominato del “14 giugno”, chiamato in seguito “La rivoluzione delle farfalle”. Il gruppo politico clandestino fu però scoperto dalla polizia segreta di Trujillo che operò una dura repressione, incarcerando i suoi adepti, tra cui le sorelle Mirabal e i loro mariti. Il 25 novembre del 1960, Trujillo fece scattare la sua perfida trappola. Liberò prima le tre sorelle e poi diede loro il permesso di andare a visitare in carcere i loro mariti. I sicari della polizia segreta di Trujillo bloccarono la macchina dove viaggiavano le donne, le massacrarono a bastonate, e poi gettarono l’auto in un burrone per simulare un incidente. Al quale non credette nessuno. Trujillo pensò così di aver eliminato la fonte della maggiore opposizione. In realtà sarà l’inizio della sua fine. Ormai l’opinione pubblica dominicana non ne poteva più del dittatore, ed era persino diventato un peso per gli americani dell’allora presidente Kennedy. Trujillo verrà assassinato l’anno successivo con un colpo di fucile. L’anno dopo si terranno nel paese elezioni democratiche. Dal 1998, con risoluzione ufficiale del 17 dicembre del 1999, le Nazioni Unite, in ricordo delle sorelle Mirabal, hanno dichiarato il 25 Novembre Giornata internazionale dell’eliminazione della violenza sulle donne.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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