Utilizzando le sue reti tv, Berlusconi, nonostante il suo corredo di scandali, sospetti di mafia e condanne varie, vinse le elezioni e tenne banco per vent’anni. Oggi quella rete di propaganda è stata sostituita dai social cui, come è stato dimostrato, fanno ricorso molti partiti politici, tra di essi quelli che si sono astenuti in Senato per l’istituzione della Commissione Segre contro l’odio sui social. Della macchina del fango via internet se ne fa uso da anni; quella a tiratura industriale appartiene alla Lega, La Bestia, così è chiamata (fonte Rai-Report). Si fanno proseliti con la diffusione di false notizie, non con la verità, con lo scopo di danneggiare gli avversari, inculcare false opinioni e orientare masse elettorali, creare un clima di odio e nemici da insultare e minacciare di volta in volta, remake di due minuti d’odio orwelliani, (Boldrini, Saviano, Gad Lerner, Carola Rackete, Fazio, Michela Murgia, Emma Marrone, tra i tanti, nemici per aver detto di pensarla diversamente) o esponenti politici da mettere alla gogna con false notizie o frasi a loro attribuite. Il problema non è costituito solo dalla falsa identità di migliaia di account dietro cui si cela il finto consenso a favore di alcuni e la violenta avversione verso altri, ma il fatto che tutto ciò è realizzato e funziona, perché esiste un’utenza manipolabile, perché esiste una ben precisa categoria di destinatari di quei messaggi, persone con limitate capacità di discernimento, individui che non sono in grado di riconoscere l’inganno, e ancora meno di accertare la veridicità di un messaggio, e di cui, forze politiche, consapevolmente, ne hanno fatto terra di conquista, luogo di brutale incoraggiamento all’odio e la liberazione del peggio dell’animo umano In sostanza, quotidianamente, viene dato in pasto a una vasta platea di soggetti dal pensiero elementare una mole di false e provocatorie informazioni volte ad alterare gli animi, a creare nemici da odiare; persino suddivise per segmenti sociali di volta in volta influenzabili e veicolate con le discipline più disparate: politica, finanza, salute (ricordate i no vax?) ambiente e anche lo sport. Una miniera a cielo aperto di pensiero condizionabile e di voti manovrabili ma che contano quanto i voti espressi da menti eccelse. Una miniera composta dal 28% di analfabeti funzionali, “quelli che sanno leggere le istruzioni di un telefonino ma senza capirle, che non sanno risalire a un numero di telefono indicato nella voce web contattaci” (fonte, Inapp su dati Ocse-Piaac), dato che trova conferma nel nostro primo posto tra i paesi europei per alto tasso di ignoranza. Attenzione, però, a non confondere il termine “ignorante” con poco istruito o analfabeta, perché qui ignorante è inteso colui che “ignora la realtà che lo circonda”, che della realtà che lo circonda acquisisce una percezione sbagliata. La classifica annuale dei paesi più ignoranti è redatta da Ipsos Mori, che ci colloca al primo posto tra i paesi europei e al 12° a livello mondiale. Ad esempio, alla domanda sugli omicidi che rispetto al 2000 sono diminuiti in Italia del 39% (dati Ministero dell’Interno), per il 49% degli intervistati invece il numero sarebbe aumentato, per il 35% sarebbe invariato, mentre solo l’8% ha risposto in maniera esatta. Sono in diminuzione i reati e persino il flusso d’ingresso degli immigrati, ma al contrario la percezione di insicurezza e l’idea della “invasione” sono quelli maggiormente percepiti dagli italiani, specialmente se c’è chi, abilmente, alimenta queste suggestioni, se c’è chi reitera l’inganno e si candida come vendicatore di realtà solo immaginarie e legifera di conseguenza. Qui il link dell’indagine Ipsos mori: (https://www.ipsos.com/sites/default/files/ct/news/documents/2017-12/ipsos-mori-perils-of-perception-2017-charts.pdf). Per questo funziona il meccanismo della macchina delle menzogne, per l’ampia platea di consumatori di bufale; diversamente, l’inganno, il gioco sporco, sarebbe a tutti evidente e quindi inutile allo scopo e chi la usa non investirebbe tanti soldi per tenerla in funzione. E che funziona è possibile osservarlo quotidianamente. I social sono pieni di fake news, già dalla prima apparizione corredate di numerosi like civetta di apprezzamento, di notizie inventate e riportate come se fossero verità acclarate e di cui la maggior parte di coloro che le leggono non si curano di verificarne l’attendibilità, ma anzi, le rilanciano a loro volta, invitando altri lettori a divulgarla “a manetta prima che i poteri forti la censurino”. Qui è possibile trovare un’ampia lista di siti fabbricatori di bufale: https://www.butac.it/the-black-list/. Spesso, con nostra sorpresa, le bufale le vediamo pubblicate anche da persone di nostra conoscenza, persone che riteniamo erudite e intelligenti che, forse, tanto intelligenti e colte non sono, oppure a loro volta e furbescamente, perseguono gli stessi obbiettivi di cattura del facile consenso per scopi apparentemente imperscrutabili, sfruttando anche loro il filone aurifero dell’idiozia, tanto è gratis e anche in caso di denuncia per diffamazione si giustificano dicendo che è satira
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
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