E’ grazie a una donna italiana se gli aristocratici francesi, nel Cinquecento, cominciarono a usare la forchetta a tavola anziché ingozzarsi con le mani. Sempre a lei si deve la nascita della famosa cucina francese, creata da cuochi importati dalla Toscana. Non bastasse, fu ancora lei a introdurre in Francia l’uso delle mutande tra le dame di corte.
La “lei” in questione è Caterina de’ Medici, di cui oggi ricorre il 427mo anniversario della morte, avvenuta nel Castello di Blois, nella valle della Loira, all’età di 69 anni.
Potrebbero bastare forchette e mutande per proiettare di diritto la nobile fiorentina nella classifica delle cose da rinfacciare ai cugini francesi quando alzano la cresta. Se non fosse che Caterina de’ Medici merita ben altra considerazione per le vicende di cui è stata protagonista diretta e indiretta, sia come regnante che come reggente.
La sua è una personalità controversa, tuttora oggetto di discussione tra gli storici. Per alcuni fu una donna spietata e machiavellica, rosa dalla gelosia, dedita alla magia e collezionista di veleni, ispiratrice del massacro degli ugonotti nella notte di San Bartolomeo. Altri la dipingono come una donna intelligente e conciliante, maestra di diplomazia, attenta alle sorti del regno e dei suoi figli, il primo dei quali arrivò dieci anni dopo il matrimonio con Enrico II, giusto in tempo per evitare di essere ripudiata.
Fu lei, peraltro, a scegliere il nero quale colore del lutto regale al posto del bianco. La dama nera, Caterina de’ Medici, la regina francese dall’accento italiano che lottò fino alla fine dei suoi giorni per cercare la pace tra cattolici e protestanti. Non ci riuscì ma di lei restano ricordi memorabili, come la passeggiata nell’inferno di Parigi durante la Giornata delle barricate nel 1588. Morirà nello stesso anno, consumata da una malattia e dalla consapevolezza della sconfitta.
Ah, les italiens.
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