Niente post colorati, niente indignazione, niente selfie di cattivo gusto, niente pianti pacchiani in qualche diretta televisiva per le 41 vittime dell’attentato suicida nella provincia di Babil (diciassette di loro avevano tra i 10 e i 16 anni) e per i 72 morti a Lahore in Pakistan (tra cui 29 bambini, dove un attentatore suicida si è fatto esplodere in un parco). In quest’ultimo atto criminale, l’obiettivo erano proprio i cristiani, non altri fratelli musulmani, ma purtroppo per loro non si trovavano in una delle nostre metropolitane, non erano nel quadrilatero della moda, non erano in piazza san Pietro in adorazione di un papa che rabbrividisce di fronte a tanta violenza anche se dopo l’attentato di Parigi, ammonì la satira cattiva: «Se uno mi offende la madre gli do un pugno». Come a dire: «scherza con i fanti, ma lasci stare i santi!». È evidente che il tema caldo sono i valori senza valori dei monoteismi, e la logica conseguenza che esistono morti di serie a e quelli di serie zeta. Se non altro perché per istinto di sopravvivenza se la morte ti tocca, hai paura davvero. Come un semplice incidente stradale: si legge sul giornale ma finché non è tuo figlio, difficilmente sentirai il dolore sulla pelle e finisci per voltare indifferente la pagina per commentare magari l’ennesimo dirottamento. Tutto in sostanza dipende dal punto di vista. I buoni e i cattivi si mettono le loro maschere e in questa carnevalata se ne sono sentite di tutti i colori. Una di queste stupide idiozie è che per natura gli islamici sono molto più cattivi ed efferati dei cattolici. Tesi che ha esposto in diverse occasioni Magda Cristiano Allam, solo per fare il nome di un convertito al contrario, che evidentemente ha poco studiato la storia dell’Occidente. Se avesse anche solo distrattamente frequentato una biblioteca, si sarebbe accorto che oggi possiamo vantare un certo distacco dagli orrori perpetrati dalla Chiesa solo perché il processo di secolarizzazione, che si attivò con l’Illuminismo, ha fatto in modo che l’ignoranza dei cattolici fosse messa sotto processo dai lumi. Se contiamo le vittime nei secoli in nome del dio cattolico, altro che!, tra crociate, inquisizione e violenza domestica. Noi, per esempio, abbiamo i preti pedofili spostati da una parrocchia all’altra dopo aver abusato di ragazzini. Certo, a misoginia loro oggi ci battono ancora. Per strada una tipica famigliola islamica sarà costituita da un padre in calzoncini, orecchino e occhiali da sole che magari guarda il lato b di qualche donna occidentale, i bambini nei passeggini e lei, la moglie, resa «niente» da un burqa. Anche in questo caso però è la storia che ci ha portato a un diverso destino. Pensiamo a quante donne occidentali hanno dovuto subire la scure dei preti appena osavano alzare la testa. Pensiamo gli obiettori di coscienza che in barba alle leggi dello stato impongono la loro lurida concezione della vita. Certo, gli islamici ci battono anche quanto a omofobia: nelle migliore delle ipotesi un omosessuale in un paese islamico finisce in galera, nelle peggiori è lapidato o impiccato. Questo però non mi fa certo dimenticare che i papi in passato, tra un’orgia e l’altra, ordinavano il rogo per i gay e se oggi Francesco si limita a inutili sinodi sulla famiglia per parlare della comunione ai divorziati, molti dei quali erano al family day a difendere la famiglia naturale, è perché hanno solo tempo da perdere, oltre che ipocrisia da vendere. La seconda idiozia, questa invece spesso pronunciata anche dai sinistroidi democratici tolleranti e moderati, è che bisogna distinguere tra islam integralista e moderato: come a dire che esiste una parte della religione che va salvata perché è portatrice di cultura e di emancipazione e una invece efferata che distrugge tutto. Questo perché si dice «integralista» un individuo così certo di possedere la Verità, che il suo unico e principale obiettivo è quello di imporla agli altri in ogni modo. Il fanatico tortura, uccide, commette genocidi, il moderato invece dialoga con tutti gli altri fratelli. Purtroppo però la storia insegna che il dialogo interreligioso non è possibile, che i fedeli sono tutti accecati dalla luce di dio il quale è avido di potere da sempre, prima di Maometto e prima di San Paolo. Il «signore degli eserciti» di biblica memoria, ha armato la mano degli ebrei e li ha trasformati in assassini, e c’è poco da interpretare. Dunque, la domanda che propongo di fronte a tutto questo sangue che è sempre e comunque rosso, mai dimenticarlo (che si tratti di sangue cattolico, ortodosso, protestante, anabattista, anglicano, avventista, battista, calvinista, metodista, luterano, pentecostale, quacchero, valdese, testimone di Geova, mormone, nestoriano, copto, armeno, sciita, sunnita, scismatico, balikita, druso, yazida, ibadita e chi più ne ha più ne metta) è: perché oggi, nel 2016 stiamo ancora parlando di religione? Davvero pensiamo che per progredire ora più che mai l’umanità ha bisogno ancora di difendere i valori cristiani o quelli islamici? Ma chi li rispetta più quei valori, ammesso e concesso che di lavori si tratti? Senza poi tenere conto che dio si è imposto un silenzio stampa da oltre duemila anni e che al posto suo parlano solo uomini che hanno tutta la convenienza a manipolare le masse, a giocare col destino degli altri: uomini ricchi e potenti come petrolieri, politici o armatori, imam, rabbini o cardinali. Uomini che con dio c’entrano poco, anche perché loro sanno bene che i suoi precetti ormai sono vetusti, ridicoli e privi di senso, scritti per nomadi e pastori di 4mila anni fa. C’è solo una strada per rendere impossibile il lavaggio del cervello di centinaia di ragazzi che al posto di godersi la vita con tutto quello che la modernità gli offre, decidono di farsi saltare in aria e uccidere altri fratelli come loro: tornare a quei lumi della ragione che ci hanno insegnato a non fare distinzione tra neri, bianchi, rossi o gialli. A quei lumi che avrebbero detto a uno come Salvini o Bonanno che usare la morte per scopi elettorali è ignobile. A quei lumi che ci hanno spiegato che gli esseri umani sono tutti uguali non di fronte a dio, ma alle nostre democrazie. Sì, nostre e solo nostre perché ce le siamo sudate in secoli e secoli di battaglie per i diritti grazie a grandi uomini come Giordano Bruno o Bertrand Russell. Ne dobbiamo esserne fieri e orgogliosi. La nostra casa è la più accogliente solo per chi lascia dio e la superstizione fuori dalla porta, senza se e senza ma. A quei lumi che a Parigi il 10 dicembre1948 portarono alla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo il cui primo articolo, scaturito appunto dalla Rivoluzione Francese, afferma: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza». Ecco, io partirei da qui, mettendo fuori dalla nostra porta questo primo articolo, esaltando ragione e coscienza, contro ogni forma di superstizione (manipolata e strumentalizzata da interessi economici di pochi che è l’altra faccia della medaglia). Che si chiami islam, cattolicesimo, ebraismo, capitalismo selvaggio o quello che volete. L’Europa se si vuole salvare dal terrore deve partire da qui.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
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