Ricordo i contorsionismi del cardinale Fisichella, quando lo misero con le spalle al muro chiedendogli cosa ne pensasse dell’ennesima battuta di pessimo gusto di Berlusconi sull’aspetto fisico di Rosy Bindi. imboscato in una foresta fitta di sofismi, s’inventò di tutto pur di non prendere le distanze dalle parole del capo del governo. I tempi sono cambiati. Ieri, dal quotidiano della Conferenza dei Vescovi è arrivata la più veritiera e coraggiosa presa di posizione sulla sentenza di assoluzione di Berlusconi nell’inchiesta Rubygate. Tempi in cui anche Michele Emiliano, profilo emergente del Partito Democratico, prende le parti dell’avversario politico e chiede le scuse dei magistrati inquirenti, Boccassini in testa. Troppo facile vedere nell’editoriale di Avvenire la precisa regia politica di Bergoglio, ma in questo affondo deciso non ci si può obiettivamente vedere altro. Troppo facile ridurre il giudizio all’assoluzione, poiché i comportamenti del capo del Governo non sono stati ritenuti penalmente rilevanti. Quel che emerge, per stessa ammissione dell’avvocato di Berlusconi, è uno squallido sistema di prostituzione, donne pronte a mettere in palio il proprio corpo per un posto in politica, in un reality show, sul palcoscenico di un cabaret. Quintali di carne giovane in vendita all’ingrosso, in un mondo dove tutto si può comprare e chiunque si può corrompere. Dove la stampa a libro paga, mentendo spudoratamente, spara cannonate contro chi non si genuflette al cospetto del capo graziato e chiede la decapitazione del magistrato titolare delle indagini. Indagini su un capo del governo che chiama una questura per chiedere clemenza verso una prostituta minorenne e poi la affida ad una consigliera regionale già ballerina di Colorado, spacciando un caso tutto privato per insindacabile ragion di Stato. Questo schifo si chiama puttanocrazia. Un centro commerciale dove si acquistano figa e penne in cerca di padrone, politici di seconda scelta assurti a ruoli di primo piano in virtù della loro fedeltà. L’unica voce istituzionale che ha ha avuto la forza di esprimere una posizione rigorosa è stata la Chiesa di Bergoglio. In questa Italia dalle tinte crepuscolari riprodotte ne La Grande Bellezza, la Chiesa (io non sono credente: ma che importa?) torna ad essere un riferimento autorevole, una misura attendibile dei nostri tempi. Tempi di puttanocrazia.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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