Training neuroscience development concept as a group of cog wheels and gears shaped as human heads with information transfer as a technology brain symbol or psychology exchange success.
Nulla è più odioso del viaggiare seduta accanto a chi ha appena sostenuto un esame di psicologia e ne racconta ad una conoscente incontrata in treno mentre, di tanto in tanto, ti getta occhiate per capire tu che tipo sei, cosa mangi, se hai un compagno, Se sei felice. “E quindi niente, io sono partita già avvantaggiata perché, sai, mi avevano detto che il professore guarda alle mani e, da come le sfreghi, capisce se stai sudando” “Oooh, ma tu che dici?” “Eh già! Ma, guarda, sono in grado anche io, sai, di capire dalla tua postura se ti stai agitando o se stai serena. Questo è proprio l’abc della psiche umana” “Ma dai! ‘Ste cose a me m’hanno sempre affascinato” “La signora, ad esempio, mostra un tipico atteggiamento di chiusura tenendo le mani strette tra le gambe…” La ‘signora’ sarei io. Fingo che la cosa non riguardi me e continuo a guardare fuori dal finestrino. “Vero, signora, che lei si è chiusa al mondo?” (Chiusa al mondo, ha detto proprio ‘mondo’, a me, a me che viaggio tutti i giorni con centinaia di persone e lavoro tutti i giorni in una clinica… scuola, volevo dire scuola. Chiusa al mondo a me… E ha preso pure 26… Che poi, ma che modo di esprimersi è??? Chiusa al mondo…) “Veramente ho solo freddo e, strette tra le gambe, le mani stan più calde”. Indispettita riprende a meravigliare la sua compagna di viaggio. Ma non resiste molto alla tentazione di riguardare alle mie mani, da sempre bellissime e curatissime. “Vedo che non è sposata…” “Non vedi altro?” “In che senso?” “Non vedi nei miei occhi, sui miei zigomi, negli angoli della mia bocca il dolore per la mia vedovanza?” “Oh, signora, mi scusi… non immaginavo…” “Già… nove mesi, ormai…”. Si ammutolisce. Mi lascerà in pace per un po’ di fermate. A Pompei salgono quattro ragazzoni appena usciti da scuola. Uno dei due sfrega di continuo i polsi sui jeans, stende e ritrae le gambe, si avvita e si svita nervosamente sul sedile. “Tipico atteggiamento di chi sta esprimendo un disagio rispetto al gruppo di appartenenza” sussurra la Freud in gonnella. Un po’ di anni fa conobbi un tizio con problemi precoci di prostata. Sorrido perché prevedo il finale. Alfredo -il ragazzone ‘a disagio’- continua a muoversi nervosamente. “Maro’, Alfre’, me staje esaurenn!” “Oa’, ‘o fra’, nun ne pozz cchiù! Teng ‘na pisciata ca nun fernesce cchiù!”. Ecco. I bisogni che tradiscono gli schemi. La vita che vince sul modello. La mia psicologa scende a San Valentino. Mi dice che saprebbe come aiutarmi ad elaborare il lutto e che, magari, se ci ritroviamo in treno… Sarà stato il freddo o la sua voce flebile e monocorde, ma m’è venuto da far pipì anche a me. (Vesuviana, 15 novembre 2016, h 13:07)
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
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Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
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Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
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