A quanto pare le mogli (almeno quelle che non lavorano) devono cucinare, pulire e non maltrattare il marito che, invece, porta i soldi a casa e quindi deve essere servito a riverito. Se questo non avviene il marito si può rivolgere al tribunale e accusare la donna di maltrattamenti in famiglia. Non siamo in latitudini lontane e non abbiamo acceso la macchina del tempo. Parliamo di una città italiana, precisamente Latina e l’anno è proprio quello attuale: il 2016. Il fatto, in realtà, è accaduto in un piccolissimo paese in provincia di Latina, Sonnino. I protagonisti sono un lui e una lei. Neppure tanto anziani. Anzi, giovanissimi: 47 anni l’uomo e 40 la donna. Gente che nel 1968, ai tempi del femminismo, lei non era ancora nata e lui, invece aveva solo un anno. Sta di fatto che il signore, stanco di trovare la casa sporca e constata la cattiva gestione della consorte sulle faccende domestiche, decide di rivolgersi ai carabinieri e il giudice, sentite le ragioni dell’uomo, rinvia a giudizio la giovane signora imputata di aver costretto a vivere il marito in una casa poco pulita, senza pranzo e, sempre a detta dell’uomo, sprecando il cibo da lui stesso acquistato. Sembra, dunque, che la signora non facesse neppure la spesa. Il sostituto Procuratore della Repubblica, dopo aver ascoltato la storia ha deciso che si tratta di veri e propri maltrattamenti in famiglia e ha rinviato a giudizio la signora davanti al Giudice che, a sua volta ha disposto il processo per la 40enne per il prossimo 12 ottobre (giorno della scoperta dell’America, per dire) dovrà comparire in Tribunale, a Latina e difendersi.
Mi chiedo, al di là degli strascichi giudiziari (rischia sino a sei anni di carcere la povera signora) e delle spese processuali che si sosterranno per questa inutile causa, ma sino al 12 ottobre cosa accadrà in quella curiosa famiglia? La signora continuerà imperterrita a non svolgere le faccende? Continuerà a rifiutarsi di cucinare per il marito? E la lavatrice? La userà o ammasserà i panni per i prossimi otto mesi? A volte mi chiedo che paese sia questo dove si usano i carabinieri e i giudici per risolvere piccole beghe private. Qualcuno può suggerire a questi due simpatici personaggi che esiste l’istituto della separazione e del divorzio? Più che l’onere della prova suggerisco al giudice la prova del cuoco. Magari scopriremo che la signora è una chef che copiava i piatti da una delle tanti trasmissioni in voga attualmente in tutte le televisioni e il marito, tradizionalista, amava gli spaghetti all’amatriciana e non delle lenticchie con crema di mirtilli dell’Oceania in un letto di lattughe afgane.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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