Il padre del 16enne morto di overdose al Cocoricò esulta per la chiusura della discoteca: – Bene, la morte di mio figlio non è stata vana! –
E, un po’ come la lingua non smette di tornare ad un molare malamente scheggiato, mi rimbalzano incessantemente in testa brandelli del dialogo di un film visto anni fa:
– Ma dimmi, dopo tanto tempo, la tua sofferenza e quel dolore costante non se ne vanno? – – No! Almeno a me non è accaduto e va avanti da 10 anni, ma dopo un po’ diventa diverso – – Come diverso? – – Non so spiegare, è un peso che a un certo punto diventa sopportabile. Prima ti faceva procedere strisciando e poi cambia: te lo porti in tasca come una pietra. Qualche volta per un attimo ti dimentichi, ma poi ti metti una mano in tasca ed “eccolo lì, ah giusto è lui” non è esattamente che ti piaccia, ma è quello che hai al posto di tuo figlio. –
Il padre di Lamberto Lucaccioni sta ancora strisciando, c’è da biasimarlo se cerca un capro espiatorio per scagionare il figlio morto? Per scagionare sé stesso?
Se muore un genitore, il figlio è un orfano. Se muore il compagno dell propria vita, chi rimane è vedovo. Quando muore un figlio non c’è una parola che possa definire cosa sono quell’uomo e quella donna che l’hanno generato e che, disgraziatamente, gli sono sopravvissuti. Manca una parola per indicare la condizione di questi genitori ed il bisogno di trovarla non esprimerebbe una pretesa insensata. Come non la esprime l’umana e comprensibile necessità di attribuire a qualcuno la responsabilita di quella morte.
Quando poi accade che la causa del decesso, come nel caso di Lamberto, possa suscitare un giudizio sociale che ha il sapore della condanna, il senso di colpa è ancora più violento. Non ci si perdona per non essersi accorti, per non essere intervenuti quando ancora qualcosa poteva essere fatto, per non essere stati presenti in modo risolutivo.
Ci meravigliamo, dunque, se due genitori che si trovano spogliati in una giungla di dolore devono imparare ad usare l’elastico delle mutande come una fionda per difendersi dal giudizio?
Lo sappiamo tutti che quell’assurdo provvedimento che arriva come una mannaia e impone 4 mesi di chiusura al Cocoricò, mandando a spasso 200 unitá del personale assunto, non impedirà altri casi di overdose.
Occorre ricordare che il Testo Unico Leggi (di) Pubblica Sicurezza è nato nel 1931 e l’articolo per il quale si dispone la chiusura della discoteca, il n. 100 di chiara matrice fascista, recita testualmente “Oltre i casi indicati dalla legge, il Questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini”. Sarebbe utile capire in quali di questi casi sia da annoverare la morte di Lamberto Lucaccioni.
I ragazzi continueranno a morire in altri locali, sotto i ponti, nei parchi cittadini, nelle auto parcheggiate in un vicolo buio e a nessuno verrebbe mai in mente di reclamare la chiusura dei bar, altri luoghi che predispongano alla roulette russa con la vita, o paventare la serrata delle case automobilistiche sulle cui macchine hanno perso la vita guidatori incauti. E chissà quanti altri ne moriranno…
È evidente si tratti di un’ordinanza che suona come un espediente atto a far avvertire, falsamente, una legalita che aleggia sui cittadini e tutela sanzionando. Ma che non ha alcuna utilità, se non l’efficacia di placare per un attimo la coscienza di sfortunati genitori. E forse neanche quella.
La piccola Romina nasce nel '67 e cresce in una famiglia normale. Riceve tutti i sacramenti, tranne matrimonio ed estrema unzione, e conclude gli studi facendo contenti mamma e papà. Dopo la laurea conduce una vita da randagia, soggiorna più o meno stabilmente in varie città, prima di trasferirsi definitivamente ad Olbia e fare l’insegnante di italiano e storia in una scuola superiore. Ma resta randagia inside. Ed è forse per questo che viene reclutata nella Redazione di Sardegnablogger.
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