Il 15 dicembre 1979 nasceva ufficialmente – ma solo nei capoluoghi di regione – la terza rete della RAI, denominata più semplicemente Rai3. Avevo vent’anni e, sinceramente ho un ricordo molto vago di questo avvenimento anche perché da noi, ad Alghero, Rai3 arrivò molto più tardi, tanto che non riuscivamo a vedere quello che divenne il programma più importante della terza rete: “il processo del lunedì” condotto da Aldo Biscardi. In realtà le prime due edizioni furono condotte dal mitico Enrico Ameri, con Novella Calligaris al suo fianco nel primo anno di conduzione. Biscardi arrivò solo nel 1983 e tutto divenne “discussione popolare”, accesissime contese sul gol, sul fuorigioco, sull’osservare attimo per attimo l’azione alla “moviola” ribattezzata dal processo “moviolone”. Erano discussioni ovviamente inutili, “a babbo morto”, che non sarebbero mai servite a cambiare nessun risultato che il campo – e l’arbitro – avevano definitivamente decretato. Ma si facevano perché ci si divertiva, ci si innervosiva, ci si insultava, proprio come accade in molte bacheche social odierne. Biscardi e il processo mi ricordano sempre mio zio “vigile del fuoco”, romano del Testaccio e tifosissimo della “mmagica”. Il 10 maggio 1981 si giocò Roma Juventus importantissima per la corsa allo scudetto. Nel finale di quella partita Bruno Conti con un tocco magico trova Pruzzo che di testa anticipa Prandelli e allunga il pallone, Turone si fionda e colpisce di testa, lo fa molto bene e insacca. Gol, 1-0 Roma. L’arbitro Bergamo convalida, il guardalinee il signor Sancini di Bologna alza la bandierina. Fuorigioco, gol annullato. La partita termina 0 a 0. La Juventus ottiene il pareggio che voleva, vince le ultime due di campionato e si aggiudica il 19° scudetto. Questa storia è diventata leggenda e mio zio ogni qualvolta vedeva la Juventus si ricordava del gol di Turone che era “bbono”. Questione di centimetri, è ovvio. Con la VAR attuale il gol sarebbe annullato e la disfida epica tra il presidente giallorosso Viola e il grande Boniperti non sarebbe mai nata. La VAR è cassazione e pochi ormai la discutono. Però, a ben pensarci , preferivo la moviola di Sassi, il moviolone di Biscardi e la battaglia epica su Turone e il suo gol. Perché anche il calcio ha bisogno della poesia. E mio zio, romano de Roma, un po’ poeta lo è stato. Andò allo stadio tutte le domeniche che la Roma giocava in casa sino a quando non vendettero Cerezo alla Sampdoria. Strappò l’abbonamento e non mise più piede all’Olimpico. “Nun me dovevano venne a Cerezo li mortacci loro!” Quelle belle storie di una volta che nessuno racconta più.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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