Chissà perché, in tempo di elezioni, mi è ritornata in mente la storia di Sacco e Vanzetti, i due italiani uccisi sulla sedia elettrica negli Stati Uniti d’America il 27 agosto del 1927. Una storia vecchia, lontana, ormai digerita. Due persone in cerca di un lavoro che speravano in pane e dignità in un mondo non loro, razzista, poco inclusivo. Mi è venuta in mente, almeno credo, perché sono ritornato a rimurginare sul concetto di patria e sulla difesa del territorio, dell’italianità e ho quasi sorriso (sorriso amaro, non fraintendetemi) quando gli statunitensi consideravano gli italiani, gli irlandesi, i polacchi come ladri, malfattori, delinquenti. Loro che sono un miscuglio di storie, un bellissimo quadro di Pollock riescono, stranieri e figli di stranieri a voler difendere il territorio dai loro avi.E ho pensato, ritornando quasi alla mitologia, ad Enea, a Ulisse, ai vari gladiatori, schiavi, re e regine, uomini di corte provenienti da molte parti del mondo pronti a miscelarsi nel famosissimo e amato ‘sacro romano impero’ dove gli italiani erano una sparuta minoranza. Sarebbe più semplice provare a ragionare non sulle provenienze ma sulle storie degli uomini. È più faticoso, lo so, ma è necessario. Alla storia di Sacco e Vanzetti potremmo contrapporre (con toni sicuramente diversi) quelle di chi è arrivato in Italia in cerca di un lavoro che gli italiani vogliono più fare, in fuga da una guerra, da una situazione insostenibile. E ha trovato porti chiusi, facce pronte a respingere, a non comprendere, a ricacciarlo nell’inferno dove non aveva deciso di nascere. Tutto in nome di una patria da difendere e tutto, soprattuttto, con il rosario in mano. Qualcosa, a mio parere, non quadra. Se la razza umana è una sola (ed è così) anche la patria è unica. La patria è il mondo. Ed è tutto da difendere.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design