Quotidiani ad personam come Il Giornale e Libero e la miriade di diffusori di fango presenti nel web hanno vita relativamente facile nel trasformare le notizie (quando ci sono) in palate di fango rivolte all’obiettivo di turno. Molto più rischioso era, invece, il commento giornalistico critico nella Roma dei secoli compresi tra il XVI e il XIX secolo. Ignoti commentatori, per esprimere il malcontento popolare nei confronti dei pezzi grossi, sfidavano il potere appendendo al collo della statua di Pasquino rime non proprio affettuose. Come questa, dedicata a papa Sisto IV nel giorno della sua morte:
Sisto, sei morto alfine: ingiusto, infido, giace, chi la pace odiò tanto in sempiterna pace. Sisto, sei morto alfine: e Roma ecco in letizia, che te regnante, fame soffrì, stragi e nequizia. Sisto, sei morto alfine: tu di discordia eterno motor, fin contro Dio, scendi nel cupo inferno. Sisto, sei morto alfine: in ogni inganno destro, in frodi, in tradimenti altissimo maestro. Sisto, sei morto alfine: orgia di sozzi pianti ti dan ruffian, cinedi, meretrici e baccanti. Sisto, sei morto alfine: obbrobrio e vitupero del papato, sei morto alfine, Sisto, è vero? Sisto, sei morto alfine: su, su, gettate a bran le scellerate membra in pasto ai lupi e ai cani!
Niente male,vero? Sallusti, in confronto, è un dilettante. Comunque, ogni santa mattina le guardie erano costrette a intervenire per far sparire invettive al curaro quasi sempre indirizzate, chissà perché, al papa di turno. E siccome questa cosa delle Pasquinate mi piace un sacco ma non c’è una data precisa in cui celebrarle, prendo come spunto per la nostra agenda proprio Sisto IV, alias Francesco Della Rovere, che risulta essere nato il 21 luglio del 1414. Trattasi del pontefice da cui ha preso il nome la magnifica cappella Sistina e del promotore della festa dell’8 dicembre dedicata all’Immacolata.
Intellettuale, scrittore e teologo, docente di filosofia e logica, integerrimo ministro dei francescani, cardinale e poi abate, a 57 anni è in lizza per succedere a Paolo II. Visto che è sponsorizzato dal Duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, i 18 cardinali riuniti a conclave ricevono forti pressioni, per usare un eufemismo, manco dovessero decidere a quale città assegnare le Olimpiadi. In questo clima di serena discussione basata sulla meritocrazia, Francesco Della Rovere viene eletto papa all’unanimità. Non avendo riferimenti particolarmente apprezzabili tra i predecessori, decise di affidarsi al calendario e adottò il nome di Sisto, santo del giorno. Da notare, giusto per confondervi le idee, che questo Sisto fu poi depennato dal calendario perché non risultò aver subito martirio. Il che non spiega, però, la beatificazione di Papa Wojtyla, morto di morte naturale. E nemmeno quella mancata di Papa Luciani, lui si martirizzato,
Comunque sia, il nostro Sisto IV, durante il suo pontificato, ha modo di mettersi in luce. Prima spedisce dieci galee con stemma papale in appoggio a quelle veneziane e napoletane per respingere i prepotenti Ottomani, quindi promuove una crociata contro i soliti Turchi che avevano conquistato Otranto. Il suo Giubileo è sullo sfigato andante; il Tevere esonda e una pestilenza, oltre a consigliare di stare a casa ai pellegrini, costringe lui a lasciare la città.
Nel 1478, troviamo Sisto IV alle prese con le simpatiche pratiche dell’Inquisizione spagnola. Accortosi di alcuni eccessi, non riuscì comunque ad impedire l’ascesa di Torquemada, umile servitore di Dio, ispiratore dell’espulsione degli ebrei dalla Spagna e della persecuzione dei musulmani che sospettava di falsa conversione. Tutte cose che mi sembra di aver già sentito da qualche parte.
Nepotista come e più dei suoi predecessori, Sisto IV fu agevolato dal fatto di avere 4 sorelle, 2 fratelli e 15 nipoti, tutti sistemati in incarichi di rango compreso lo scapestrato Pietro Riario, giustamente nominato cardinale e morto prematuramente, a soli 28 anni, causa indigestione. Il più influente di questi parenti fu comunque Girolamo Riario, un colossale imbecille che Sisto riteneva esperto di politico estera e che riuscì a dilapidare le finanze papali, nonostante non fosse facile, in una serie di guerre inutili e azioni controproducenti, come la congiura dei Pazzi a Firenze e l’aggressione al Ducato di Ferrara.
Sisto IV morì nel 1484, guadagnandosi pure lui l’onore di una feroce, meravigliosa pasquinata scritta da anonimo poeta per conto del popolo romano. Alleluja.
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