Ci sono le partite di pallone e ci sono le partite della vita. Quelle che si giocano con avversari che non si conoscono ma per le quali dobbiamo, comunque, essere attrezzati. Vincenzo Cosco queste cose le sa, le conosce. Sa come si preparano le partite: con serietà e rispetto per gli avversari. Poi se si vince o si perde sono dettagli. Le sfide con la vita sono simili e anche questo Vincenzo Cosco lo sa. Ha combattuto, nel 1996, con un avversario duro e apparentemente invincibile: il cancro. Era convinto di aver chiuso la partita. Ma era previsto nel cartellone della sua vita un altro incontro. Sempre con lui: con il tumore. Sfide difficili che generano sconforto, che ci portano ad abbandonare il campo, a gettare la spugna, a fermarci davanti all’asticella. Lo sport disegna sempre metafore che rendono il nostro vivere e sopravvivere: la nostra sfida quotidiana che vale sempre di essere vissuta. Vincenzo Cosco nel lasciare la guida della Torres, la sua squadra, ha scritto una lettera bellissima. In quella lettera ha raccolto la sfida con il cancro e ha deciso di giocare quella partita. Sono convinto, terribilmente convinto che Vincenzo riuscirà a mettere dentro la rete quel benedetto pallone. Magari all’ultimo minuto, magari ai supplementari, probabilmente ai rigori. Ma ce la farà. Perché a volte si può anche giocare contro i campioni del mondo e riuscire a vincere. Questo è il calcio e questa è la vita. Auguri VIncenzo. Buona partita.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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