Io, nei 55 giorni del sequestro Moro ero per la trattativa e dunque, per la mediazione. Ho sempre messo in primo piano le persone alla semplice “ragion di Stato” che, in molti casi, è solo un modo come un altro per giustificare azioni pilatesche. Moro è morto per mano della Brigate Rosse ma ad ucciderlo hanno contribuito in molti. E’ stato scritto e analizzato ma è una partita che per quelli della nostra generazione è ancora aperta. Ero per la trattativa ma non ero vicino a Craxi, ero per la trattativa ma non la pensavo come Paolo VI. Ero per la trattativa perché era necessario il dialogo, era importante un punto di contatto. Ieri sera, nel documentario curato da Ezio Mauro andato in onda sulla Rai, si sono visti alcuni fantasmi di quei 55 giorni: uno su tutti Lanfranco Pace che insieme a Franco Piperno si adoperò per trovare una soluzione che non arrivasse al miglio verde della condanna a morte. Era importante cercare i passaggi e le parole giuste. Lo Stato, in quei maledetti giorni, rischiava di implodere. Però poi la trattativa, seppur avviata, non si è concretizzata e uno dei motivi che indussero all’uccisione dell’ostaggio lo ha raccontato Adriana Faranda: non ci fu, da parte del potere, un minimo accenno alla discussione, al volersi sedere sul tavolo e utilizzare la mediazione. Troppo alta la posta in gioco da entrambe le parti, troppo lontani i mondi che, però, a ben vedere non erano puri: non erano il bene e il male, il rosso e il nero. C’era molto grigio che camminava intorno ad un’ipotetica terra di mezzo popolata da piduisti, servizi segreti, giovanotti convinti, come Moretti, di essere gli unici depositari della verità. Ero per la trattativa perché non c’era nessuna verginità da difendere e nessuno dei contendenti stava seduto, almeno in quel momento, dalla parte giusta del tavolo.
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Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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