Il tempo di uscire o per uscire. Il tempo che ci manca e che corremmo. Alla ricerca del tempo perduto. Avere tempo o non averne. E’ un concetto complesso il tempo. E la parola, almeno in italiano è usata in molti modi. Mi piace quando si utilizza nella letteratura e nella filosofia ma il tempo regola la lingua (i tempi dei verbi) la musica (mantenere il tempo) i modi di dire e la meteorologia. Una volta c’era il colonnello Bernacca e la sua rubrica “che tempo fa”, prima del telegiornale. Oggi esistono, mi dicono, addirittura dei canali dedicati esclusivamente al tempo. Chissà se piove, a che ora, con quale gradazione e intensità. Abbiamo cominciato a convivere con le bombe d’acqua che una volta si chiamavano temporali intensi, le alluvioni, la paura e lo sgomento. Il tempo meteorologico che ritaglia il nostro tempo, costruisce la cornice del nostro futuro, influisce sulla giornata lavorativa e sui rapporti con le persone. Da oggi, per esempio, se leggete i siti “generalisti” e non solo quelli specialistici ci sono le cartine con i colori: si chiama allerta e si usa il verde, il giallo e il rosso. Come in un semaforo e si aggiunge l’arancione. Giallo è allerta gialla (o criticità ordinaria), arancione criticità moderata e rosso è criticità elevata. Non sono amante delle previsioni meteo e al massimo quando devo uscire, la mattina, controllo il cielo per capire se pioverà. Quel tempo a controllare il tempo lo ritengo tempo rubato ad altro tempo. Ma, a volte, ci ripenso e uso il tempo per verificare che tempo farà. Ma è solo un attimo fugace, il tempo di un caffè.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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