Che cos’è una medaglia? Un modo come un altro per esprimere il primato, per dire che sei bravo, che sei riuscito nell’impresa. Una medaglia è il racconto di una vita di sacrifici, di speranze, di illusioni. E’ cadere ruzzolando nella polvere per pori ritrovarsi, anche se per un attimo, sul podio davanti a tutti. Una medaglia è un sorriso che si cerca, paura di non farcela, speranza di riuscirci. La medaglia non si vince solo alle olimpiadi o alle manifestazioni sportive cui tutti, trepidanti, assistiamo. Sono belle, bellissime le medaglie delle paralimpiadi che si stanno svolgendo a Rio in questi giorni. La medaglia è Francesco Bettella che ha vinto l’argento nel nuoto, Federico Morlacchi, argento stile libero, Michele Ferrari, argento nel paratriathlon, il sardo Giovanni Achenza, bronzo nel Paratrihaton che, dopo essere stato escluso a Londra 2012, ha conquistato la sua meritatissima medaglia a Rio. E ancora: Vincenzo Boni, Cecilia Camellini, Martina Caironi, Elisabetta Mijno e Federico Airoldi. Medaglie che hanno il peso forte della caparbietà, dell’onestà, della determinazione. Federico Morlacchi, Giada Rossi, Giulia Ghiretti, Mohamed Kalem, l’italo-tunisino che ha conquistato il bronzo nel tennis tavolo. Ad ognuno di loro mancava qualcosa: la vista, l’udito, una gamba, un braccio. Hanno gareggiato con foga alla ricerca della medaglia. Hanno vinto perché erano sempre dalla parte del cuore e della vita. Dovremmo ringraziare chi ha costruito queste storie, perché dietro le medaglie si nasconde la bellezza di un incontro. Le medaglie a volte servono. Come in questo caso.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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