Giorni fa, sulla strada per Olbia, ho “assuitatu” ziu Paulu Scanittu al volante della sua Opel Kadett 1000 targata SS, anno di immatricolazione 1974. Come sempre lucida, da potercisi specchiare sopra. Se un giorno il mio paese avrà un museo che ne racconti la storia con atti e oggetti, la Kadett 1000 di ziu Paulu meriterà una sala tutta per lei. Perché non è un’auto, ma una zona franca dal tempo. Non trasporta solo guidatore e passeggeri, ma un’altra era geologica della tecnica e del gusto: cerchi cromati, la voce catarrosa di un carburatore, paraspruzzi tra ruote e parafanghi, l’odore sintetico delle finte pelli. La Kadett 1000 di ziu Paulu è bianca. Candida, come l’amore puro che si può dedicare alle cose e a ciò che esse rappresentano. Il tempo della giovinezza di chi l’ha desiderata, guadagnata, posseduta, coltivata e in vecchiaia accudita per garantirle dignità, mantenendola sempre impeccabilmente lustrata e in perfetto ordine. Il tempo in cui il sacrificio per un grosso investimento meritava rispetto e fedeltà: ziu Paulu avrebbe senz’altro potuto permettersi una nuova auto e rottamare la vecchia, perché oggi di una vecchia auto si ha persino pudore. Ma non ha voluto, perché un mezzo meccanico con quarantatré anni di vita contiene quarantatré anni di vita di chi, ancora oggi, fieramente la pilota: non ci si può disfare della propria storia, se in un’auto si vede molto più di un incastro di lamiere. Il tempo, il ritmo, il rispetto. La Kadett di ziu Paulu ci ha rallentato il passo come una safety car, a me e agli altri guidatori in marcia nella stessa direzione. Io, per rispetto verso quel monumento marciante, non ho azzardato il sorpasso. Alle nostre spalle, invece, il guidatore di una Ford nuova fiammante fremeva per superarci, cercando un tratto sufficiente di rettilineo tra le curve cieche della statale 125. Ci ha lasciati alle spalle, appena ha potuto, con uno strombazzare isterico di clacson e un agitarsi furioso di braccia. Non c’è pietà, per chi va piano: si sgomita senza ritegno ai fianchi di un vecchio, per costringerlo ad appiattirsi sui muri di un vicolo troppo stretto e dar strada a chi per gioventù o arroganza corre più veloce. Dall’impassibilità di ziu Paulu ho capito che dev’esserci abituato, a questi villani su quattro ruote. Lui, per strada, non guida un’auto: porta un messaggio. Non a tutti interessa e non tutti lo capiscono. Tutti gli altri, a ziu Paulu e alla sua Kadett 1000 del ’74 devono un’emozione. (Ps: la Opel Kadett di ziu Paulu è il Personaggio del giorno, ma pensandoci bene poteva stare a pieno titolo anche nella rubrica di Sardegnablogger “La macchina del tempo”).
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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