Oggi, 15 gennaio, un gruppo di senatori presieduti dal sardo Silvio Lai e riuniti sotto il nome di “commissione d’inchiesta sul disastro del Moby Prince” effettuerà un sopralluogo nel porto di Livorno. Venticinque anni dopo. Cosa sperano di trovare?
Che concentrino le loro attenzioni, se davvero pensano di servire a qualcosa, su reticenze, omissioni, depistaggi, complicità e coperture che hanno coinvolto magistratura, Stato, intelligence e apparato militare. Indaghino per capire quali meccanismi abbiano condotto l’inchiesta al nulla cui è approdata. Aprano, se ne hanno il coraggio, il libro dei segreti inconfessabili.
Non lo troveranno di certo oggi al porto di Livorno, dove la ferraglia incandescente del Moby Prince con i suoi 140 cadaveri è un vecchio fantasma che riaffiora ogni anno ad aprile. L’oblio sarebbe già calato se, in assenza di reali tentativi di ricerca della verità, i familiari delle vittime non avessero speso tempo e denaro per urlare la loro rabbia contro la sconcertante approssimazione che ha contraddistinto l’inchiesta giudiziaria sulla più grande tragedia della marineria italiana.
Venticinque anni dopo, si riparte da zero. Con un sopralluogo nel porto di Livorno. Sperando non ci sia la nebbia della sera del 10 aprile 1991. La nebbia che sembrava non ci fosse e invece c’era. E che comunque era meglio che ci fosse anche se non c’era.
E’ trascorso un quarto di secolo e siamo ancora qui a chiederci perché quella nave non sia mai arrivata a Olbia e per quale motivo i soccorsi partirono con un ritardo incomprensibile, come se nessuno si fosse accorto del grande traghetto in fiamme, di notte, nella rada di Livorno. Diverse inchieste giornalistiche sollevarono dubbi sulla ricostruzione ufficiale. Dubbi pesantissimi che nessuna inchiesta ha mai chiarito.
Quei 140 morti non troveranno giustizia. Perché capita che la giustizia incappi nella nebbia. Anche se la nebbia non c’è. E temo che non sarà una commissione di senatori, venticinque anni dopo, a spazzarla via, quella nebbia di Livorno.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design